Cronaca

Isernia: Il Punto nascita del Veneziale non si tocca. Il senatore D’Ambrosio scende in campo. “Va rivisto il tetto delle 500 nascite annue”.

Pubblicato: 10-03-2017 - 320
Isernia: Il Punto nascita del Veneziale non si tocca. Il senatore D’Ambrosio scende in campo. “Va rivisto il tetto delle 500 nascite annue”. Cronaca

Isernia: Il Punto nascita del Veneziale non si tocca. Il senatore D’Ambrosio scende in campo. “Va rivisto il tetto delle 500 nascite annue”.

Pubblicato: 10-03-2017 - 320


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA SENATORE ALFREDO D’AMBROSIO.

D'Ambrosio-interno-webISERNIA. Il Punto nascite dell’ospedale di Isernia non si tocca. E per far sì che questo accada, tocca battersi per rivedere i parametri ministeriali che impongono il tetto delle 500 nascite annue, che non ha più ragione d’essere. Torna a farsi sentire il Comitato per la tutela degli interessi molisani, con a capo il senatore Alfredo D’Ambrosio.

Dopo la diffusione, pochi giorni fa, del report annuale sui dati demografici da parte dell’Istat, D’Ambrosio sottolinea come i dati delle nascite siano assolutamente preoccupanti: l’Italia è un Paese che invecchia, le donne fanno figli in età più avanzata, l’età media dei parti è di 31,7 anni e il numero delle nascite, rispetto all’anno precedente, fa registrare ben 12mila nati in meno.

Numeri allarmanti, ma che tuttavia “determinano da soli le condizioni di permanenza in vita del reparto di Ostetricia e Ginecologia al ‘Veneziale’ di Isernia – afferma il senatore – Sappiamo che esiste il parametro del tetto dei 500 parti. Ora, a Isernia nel 2016 ci sono state 426 nascite, 10 in più del 2015. E quest’anno, anche se siamo solo a marzo, va ancora meglio: si può già affermare, stando all’andamento registrato finora, che i parti saranno superiori ai due anni precedenti. Se poi diamo uno sguardo a ciò che accade nei corrispondenti reparti di Campobasso e Termoli, scopriamo che nel 2016 al ‘Cardarelli’ sono nati 150 bambini in meno; al ‘San Timoteo’, invece, 70 in meno. Il punto allora è: se l’Italia intera fa registrare una diminuzione evidente dei nuovi nati e Isernia è già da ora in controtendenza, per quale ragione il reparto dovrebbe correre il rischio di non restare aperto, alla fine dell’anno in corso? Il tetto dei 500 nati mi pare superato dalla realtà dei fatti e come tale va rivisto: non si può chiudere il Punto nascite di Isernia per 20 o anche 30 parti mancanti, sarebbe illogico e assurdo. Anche perché – continua D’Ambrosio – i medici in servizio nel reparto di Isernia sono inferiori a quelli previsti in pianta organica. Una circostanza, questa, che determina già di per sé un risparmio per le casse regionali, che pagano meno medici del necessario. Si badi bene, però: come presidente del Comitato per la tutela degli interessi molisani, non dico certo di chiudere i reparti di Campobasso o Termoli, niente affatto. Dico anzi di potenziare anche tali reparti, offrendo così alle partorienti una sanità qualificata e di eccellenza, che possa indurre sempre più donne a far nascere i propri figli nei nostri ospedali”.

“Non posso poi non ricordare – aggiunge infatti D’Ambrosio – la campagna denigratoria e allarmistica che si è venuta a creare a danno del Punto nascite di Isernia, quando è stata diffusa la notizia che presto avrebbe chiuso. Molte partorienti si sono recate altrove temendo che il reparto fosse inefficiente o prossimo a essere smantellato, rischiando così davvero di farlo chiudere per mancanza dei numeri necessari. Al forte nocumento patito dall’ospedale di Isernia, poi, si è aggiunta la beffa che altre strutture concorrenti hanno beneficiato, di riflesso, dell’aumento dei parti al proprio interno. Ritengo perciò opportuno – conclude il senatore – che ci si attivi da subito per la deroga di parametri che non sono più rispondenti alla realtà. Decisioni di chiusura o ridimensionamento di reparti così importanti come il Punto nascite non possono essere calate dall’alto, ma vanno condivise interpellando gli addetti ai lavori, con i quali non può esserci soltanto un rapporto di subalternità, pena il depauperamento della sanità tutta nel suo insieme”.




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