Economia

Crisi Unilever, Martone: “Il 24 presenti all’incontro al Mise. I lavoratori non si fidano più dell’azienda”.

Pubblicato: 19-02-2020 - 565
Crisi Unilever, Martone: “Il 24 presenti all’incontro al Mise. I lavoratori non si fidano più dell’azienda”. Economia

Crisi Unilever, Martone: “Il 24 presenti all’incontro al Mise. I lavoratori non si fidano più dell’azienda”.

Pubblicato: 19-02-2020 - 565


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA ANTONIO MARTONE – CISAL MOLISE

Unilever Pozzilli: l’umiliazione del ruolo del sindacato nel nuovo scenario Industriale, dall’alibi di Industria 4.0 al paradosso della presunta e non necessaria riconversione di un “gioiello” della manifattura del Sud Italia.

La Cisal parteciperà all’incontro fissato dal MISE il 24 febbraio prossimo, nella consapevolezza che il momento per i lavoratori di Pozzilli è assai delicato e quanto mai incerto.

È inutile negarlo, siamo di fronte a una situazione inedita e per alcuni versi paradossale: ci siamo ritrovati a discutere di una crisi aziendale nonostante ad oggi l’azienda non abbia ufficialmente aperto una crisi.

In questi ultimi due mesi l’azienda ha dapprima negato l’esistenza del problema, per poi assumere un profilo ambiguo e incerto nei confronti del futuro di questa fabbrica. Un atteggiamento, questo, che non poteva non ripercuotersi sul rapporto fiduciario con il sindacato e con i lavoratori di Pozzilli.

Non è stato facile per Noi essere i soli a fare domande sul futuro. Soli per oltre 50 giorni di fronte ai silenzi dell’azienda, allo scetticismo dei sindacati confederali, alla credulità bonaria della politica molisana. Siamo stati additati come “illatori e speculatori”, soltanto perché qualcuno si era inventato uno slogan comunicativo che illudeva, raggirava e umiliava un intero contesto (ricordate la famosa “delocalizzazione”?).

In 15 giorni, messa alle strette dai lavoratori stanchi di questa ritrosia a spiegare gli strani eventi che si sono susseguiti (Pozzilli esclusa da 4.0, investimenti su Casale per produrre Svelto e Coccolino; ritardo nella comunicazione dei volumi per il 2020 e mancanza di piani di investimento rispetto agli anni passati; voci insistenti di produzioni affidate ai terzisti per fare stock; dimissioni improvvise del direttore), Unilever si è finalmente decisa ad “ammettere il problema Pozzilli”.

Ciononostante l’azienda ha preferito non aprire la crisi, rivelandosi molto diversa da come l’abbiamo sempre conosciuta: in altri tempi il problema sarebbe stato condiviso e trovata la soluzione. Negli ultimi 10 anni infatti d’accordo con l’azienda e nell’ottica di restare competitivi abbiamo fatto enormi sacrifici in termini di livelli occupazionali. E non ci siamo mai tirati indietro, di fronte alle difficoltà. E invece l’azienda, continuando sulla strada dell’ambiguità, senza mai discuterne con la RSU a un tavolo sindacale, ha prima parlato di delocalizzazione e poi ha verbalizzato presso la Regione Molise l’impegno a procedere con prepensionamenti, ventilando la possibilità di vendita (parlando di “attrattività”). Senza rendersene conto, così facendo, ha ammesso la sussistenza di un progetto che colpiva la dignità, la professionalità e la fiducia che i lavoratori di Pozzilli avevano riposto nell’azienda per 40 anni.

E, sebbene incalzata da un’azione sindacale senza precedenti (ben 9 giorni di sciopero, accompagnati dalla eccezionale solidarietà del popolo molisano), Unilever ha incredibilmente proseguito sulla strada dell’ambiguità: convocata in prima istanza al MISE, senza alcuna possibilità di contraddittorio (il sindacato ha potuto fare solo da spettatore), l’azienda ha tirato fuori dal cassetto il jolly della Riconversione, senza ovviamente specificare i dettagli, ma con ciò spazzando via qualunque residuo scetticismo sulla sussistenza di un piano di chiusura di Pozzilli, sventato dai lavoratori con un’azione che evidentemente a Rotterdam e a Roma nessuno si aspettava... Ah che sorpresa, questo popolo molisano diventato improvvisamente fiero e battagliero!

Infine, dopo un secondo incontro al MISE con la sottosegretaria Todde, ecco l’ulteriore colpo di teatro: Riconversione e addirittura Rilancio.

Il tutto condito con l’ennesima umiliazione per la RSU e per le organizzazioni sindacali, incolpevoli latitanti in uno spettacolo a senso unico, ancora una volta informati a cose fatte da un comunicato del Ministero (e non certo dall’azienda).

Intanto continuano ad arrivarci voci di bottiglie soffiate a Pozzilli e destinate a uno stabilimento del bergamasco. Nonché stampi che sarebbero stati consegnati ai fornitori per produrre Svelto e Coccolino fuori Pozzilli.

Ebbene la Cisal non ci sta! Siamo stanchi di questo tatticismo esasperato, basato sull’ambiguità, sul “depistaggio” (prepensionamenti, attrattività, riconversione industriale, rilancio) e sulla procrastinazione.

Siamo stanchi di inutili giri di parole, appuntamenti non rispettati, domande inevase.

Siamo stanchi di un comportamento aziendale dimentico della correttezza nelle relazioni sindacali e del rispetto dei lavoratori, da due mesi in attesa di sapere la verità su un piano di progressiva dismissione del sito.

Questo percorso rappresenta la mortificazione delle relazioni sindacali e del sindacato che fin dall’evento-trappola di Unilever-Industria 4.0, arriva impreparato sottovalutando l’Accordo chiamato a firmare solo per Casalpusterlengo. Quello era il primo segnale dall’allarme, eppure è stato ridimensionato se non addirittura ignorato dai più.

Le persone di Pozzilli meritano di più e meritano chiarezza: invitiamo pertanto l’azienda a ripristinare le corrette relazioni industriali all’interno dello stabilimento, informando la RSU aziendale sul Piano studiato per il futuro dello stabilimento di Pozzilli.

Potrà pure sembrare una posizione ostinata (o oltranzista, come qualcuno l’ha definita): stiamo chiedendo questo chiarimento da più di due mesi ormai. Eppure è stato proprio grazie alla nostra ostinata richiesta di chiarezza che tutti hanno finalmente capito quale enorme rischio stia correndo Pozzilli.

Tutti hanno finalmente capito che il Piano Industriale è stato definito già lo scorso anno e che lo stabilimento non è più nei piani strategici del Network Unilever.

Tutti hanno finalmente capito che l’accordo di gruppo su Industria 4.0, siglato a Roma il 30.10.2019, conteneva il piano per la Digitalizzazione dello stabilimento di Casalpusterlengo, declassando così di fatto il Sito di Pozzilli, nemmeno invitato a partecipare all’incontro.

Tutti hanno finalmente capito che il progetto aziendale è fondato sulla retorica tipica delle crisi aziendali (anche se non hanno ufficialmente aperto la crisi): prepensionamenti, mobilità, incentivazioni all’esodo. E magari, tanto per dare un contentino al territorio, l’eventuale vendita dello stabilimento, ridotto però a un “guscio vuoto”, privo di volumi. In questi giorni abbiamo osservato con attenzione le mosse dell’azienda che sembra voler proseguire con il tatticismo per guadagnare tempo e mettere da parte lo stock che la porrebbe al riparo da qualunque azione sindacale di protesta. E per questo chiamiamo ancora una volta a raccolta lavoratori e organizzazioni sindacali.

Non lasciamoci abbagliare dalle luci della ribalta mediatica e dagli incontri al ministero. Non lasciamo che le sirene dei personalismi (e le telefonate dei capi del personale) ci dividano. Non lasciamo che la corsa/rincorsa alle notizie in anteprima ci svii dalla strada maestra che come lavoratori e come sindacato siamo chiamati a percorrere. Invitiamo tutte le OO.SS. e i lavoratori a rimanere lucidi e focalizzati su quello che ci tiene tutti uniti: la difesa dei Posti di Lavoro e dei volumi produttivi.

Impediamo, tutti uniti, che lo Svelto e il Coccolino prendano una via diversa e gradualmente si allontanino da Pozzilli. Sarebbe l’inizio della fine. Non ci facciamo ingannare da progetti raffazzonati e improvvisati last minute che, cambiando la natura (e la tecnologia) di questo sito, ci condurranno verso un declino lento e inesorabile.

Pretendiamo garanzie e progetti seri di lungo termine. Non ammettiamo l’improvvisazione (perché nessuno parlava di riconversione e rilancio appena due mesi fa???). E diciamo chiaro a questa azienda che il territorio Molisano non è ciò che a Rotterdam o a Roma pensano che sia. Non si lascerà depredare né abbandonare a un destino di lento declino.

I lavoratori hanno sempre aderito alla competizione che Unilever ha imposto per la sopravvivenza tra siti: oggi non si può falsare questa competizione e proporre una fantomatica riconversione che sembra solo una soluzione pro tempore per chiudere la migliore fabbrica di Home Care in Europa (come ci è stato sempre detto). Ancora oggi lo stabilimento di Pozzilli è ritenuto il piu’efficiente e il piu’ economico di tutta l’Europa occidentale,migliore di quello di Casalpusterlengo e di quollo di Port Sunlight,do si paventa la “delocalizzazione”.

Inoltre tutti devono sapere che lo stabilimento di Pozzilli ha una potenzialita’ produttiva di oltre 300 mila tonnellate(negli anni trascorsi ne ha prodotte mediamente oltre 200 mila)e quindi trasferendo ulteriori volumi a Pozzilli si otterrebbero costi ancora piu’ competitivi per effetto di minore incidenza di costi fissi fino ad ottenere costi vicinissimi a quelli dei paesi dell’est Europa. Invitiamo tutti i lavoratori a immaginare come sarebbe il Nucleo Industriale di Pozzilli senza lo stabilimento Unilever con il suo contorno economico di piccole imprese che sarebbero destinate inesorabilmente a scomparire .

Facciamo appello a tutti i lavoratori ricordando che abbiamo una sola  risorsa per reagire a questo destino, restare uniti per difendere dignità, professionalità e diritto al lavoro ,ribadendo che mentre noi stiamo lottando per far rispettare l’art.4 della Costituzione Italiana la nostra controparte sta difendendo gli interessi economici di una multinazionale.  Riporto una Riflessione a margine per gli “addetti ai lavori”: l’atteggiamento assunto dall’azienda in questi ultimi mesi, l’ambiguità, i silenzi prima e la ritrattazione poi, le iniziative estemporanee... tutto questo rappresenta una grave violazione del vincolo fiduciario.

I lavoratori non si fidano più di Unilever. A parti invertite, l’azienda avrebbe già proceduto al licenziamento per “Giusta Causa”. Oggi sono i Lavoratori a licenziare, idealmente, l’azienda per avere tradito la loro fiducia!

                                                      Antonio Martone




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