Nella riunione di oggi 4 marzo 2020, alla presenza di Istituzioni Regionali e Ministero dello Sviluppo Economico, Unilever ha illustrato un presunto piano di rilancio (meglio, secondo noi, una exit strategy) dello stabilimento di Pozzilli, elencando tre possibili scenari, che hanno ancora la necessità di essere elaborati in 6/8 settimane:
Riconversione dello stabilimento in un impianto per il riciclaggio della plastica; 2. Si potrà prendere in considerazione la produzione di prodotti di Personal Care che attualmente non sono del portafoglio Unilever; 3. Saranno valutati possibili proposte di investitori terzi, che dovranno però portare in dote anche prodotti loro, esterni quindi ad Unilever.
Premesso che a tutt’oggi l’azienda non ha mai chiarito i motivi e le necessità che spingono a mettere in discussione e a sacrificare lo stabilimento di Pozzilli, ancora oggi ritenuto il più efficiente di tutta l’Europa Occidentale. Considerando anche che la motivazione dell’utilizzo degli impianti al 50% è solo nella strategia Unilever che decide dove allocare le produzioni, la Cisal, nell’esclusivo interesse dei Lavoratori, ritiene necessario continuare a svolgere il proprio ruolo volto alla disamina e alle domande, in merito agli scenari sopra citati.
RICONVERSIONE DELLO STABILIMENTO IN RICICLAGGIO DELLA PLASTICA
La riconversione della Fabbrica in un Impianto di Riciclo della Plastica produrrebbe un danno incalcolabile per il territorio, sia sotto l’aspetto ambientale, sia sotto l’aspetto occupazionale.
Quanto al tema “posti di lavoro”, basterebbe dire che il livello di automatizzazione del processo in un impianto moderno di riciclaggio della plastica è mediamente non inferiore al 90%.
Il processo produttivo consisterebbe in tre macro-fasi: - Carico automatico delle balle di plastica PET in ingresso nell’impianto di riciclo; - Triturazione della plastica; - Lavaggio dei reattori chimici.
In un simile contesto produttivo la forza lavoro, se anche l’azienda volesse riciclare la plastica per tutto il network europeo, sarebbe pari a circa 10 unità per turno. Si stima dunque l’impiego di circa 30 unità contro le 151 attualmente impiegate, con una perdita secca di 120-130 posti di lavoro Unilever, ai quali andrebbero sommati 200/230 circa posti di lavoro delle aziende dell’indotto. A meno che qualcuno ritiene che le famiglie dell’indotto non siano un problema! Un affare quindi, la plastica con questi risultati: 220-250 posti di lavoro in meno. Ma magari l’azienda smentirà e vorrà rispettare l’impegno preso per iscritto con la Regione Molise nell’incontro del 03/02/2020, garantendo gli attuali livelli occupazionali.
Inoltre, una riconversione di questo tipo significherebbe radere al suolo lo stabilimento ad oggi esistente! Per il riciclo della plastica, infatti, non è necessaria una fabbrica, ma basta un’area di stoccaggio, dei trituratori, dei reattori dove avviene la reazione chimica, sempreché si parli del sistema di riciclo più innovativo, ossia la depolimerizzazione (catalizzazione magnetica). L’ipotesi di riconversione della fabbrica (secondo noi irrealistica) consentirebbe ad Unilever di trasferire gli impianti in siti esteri, in tempi ristretti e magari anche con il tacito assenso degli operai che intanto sognano il riciclo della plastica!
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Unilever, comunque, si sta impegnando a farci credere che intende fare sul serio: per la nuova tecnologia di riciclo del PET (catalizzazione magnetica), ha sottoscritto una partnership con Ioniqa (società olandese proprietaria del brevetto) che nel luglio 2019 ha avviato il primo stabilimento sperimentale in Olanda, per verificare la scalabilità del processo. Solo dopo questa prima sperimentazione di produzione su larga scala, si capirà se il lavoro della nuova società darà luogo a un altro progetto concreto o alla concessione in licenza del brevetto.
Insomma, sperimentazione, tempi di realizzazione lunghi e risultati imprevedibili. Per di più, i tempi di smantellamento e di riconversione sarebbero, secondo Noi, pari a almeno due anni, ai quali andrebbero aggiunti i tempi di rilascio delle autorizzazioni ambientali, con annesso lungo periodo di disoccupazione / cassa integrazione. Per noi, Un affare preoccupante!
Quanto all’impatto ambientale, si tratterebbe di una delocalizzazione (inversa) di “attività di riciclo” dall’Olanda verso Pozzilli, che sarebbe convertito così da gioiello industriale a deposito/ricettacolo di tutto il PET europeo di Unilever. Il tutto in un territorio in cui l’attenzione alla questione ambientale deve rimanere alta, in considerazione della presenza di un termovalorizzatore in un’area immediatamente adiacente.
Perdiamo la produzione di detersivi e guadagniamo il riciclo della plastica.
Meno posti di lavoro, più inquinamento. Per Noi, non è un Bell’affare!
Ma quello che davvero colpisce è la “generosità” di Unilever: l’investimento per il nuovo impianto e per la bonifica del sito esistente sarebbe rilevantissimo e pari a diverse decine di milioni di euro.
Ma magari Unilever spera che a finanziare la riconversione sia il MISE. E con quale finalità?
Investire perché i posti di lavoro siano drasticamente ridotti e senza garantire una crescita economica e di know-how in questo angolo di Sud, il Molise, già in forte sofferenza economica?
Davvero, per Noi, non è un bell’affare!
IMPLEMENTAZIONE DI PRODUZIONI DI PERSONAL CARE
Il Personal Care per Unilever in Italia è un business di piccole dimensioni (bassi volumi). Andrebbe pertanto accostato alle attuali produzioni esistenti nello stabilimento, altrimenti l’equazione a noi cara (volumi = posti di lavoro) non si perfeziona. Peraltro questo scenario non sembra credibile, alla luce degli investimenti fatti da Unilever negli ultimi 10 anni nelle due principali fabbriche del network europeo di Personal Care, Buxtehude (Germania) e Bydgoszcz (Polonia), impianti entrambi altamente automatizzati e per i quali, di conseguenza, sarebbe antieconomico sottrarre volumi.
Perché mai Unilever dovrebbe farlo? Generosità anche in questo scenario? A noi sembra un difficile affare!
INVESTITORI TERZI CHE DOVRANNO PORTARE ANCHE PRODOTTI ESTERNI AD UNILEVER
Lo stabilimento di Pozzilli, che ha una capacità nominale di quasi 300mila tonnellate, considerando i costi fissi, può essere interessante per un potenziale compratore solo laddove Unilever lasci una quantità di volumi tale da garantire almeno il raggiungimento della copertura dei costi (break-even) e quindi di minimo 150mila tonnellate. Viceversa, gli asset produttivi e la terra, sono tutt’altro che attrattivi: nessuno
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comprerebbe un “guscio vuoto”. E infatti, a meno di smentita di Unilever, nessuno si è fatto avanti negli ultimi 2 mesi. Questa soluzione diventa seria/credibile solo se Unilever blocca il processo di Delocalizzazione già in atto. Di fatto nel mentre si favoleggia di questo e di altri improbabili scenari, tutti i lavoratori sanno che abbiamo perso l’export e che: - Dal 01 marzo alcune tonnellate sono state Delocalizzate a Porth Sun Ligth; - Dal 16 marzo altre tonnellate saranno Delocalizzate a Port Sun Light; - Le produzioni per il Portogallo, per la Grecia, per la Svizzera, per l’Olanda, per la Danimarca, per la Svezia e per la Finlandia sono oggetto in questi giorni di “Allocazione” diversa o di “Delocalizzazione” da Pozzilli; - A Berlingo un terzista si sta attrezzando, per la prima volta nella storia, a produrre lo Svelto di Pozzilli. E’ alquanto strano creare Back-up di Pozzilli presso un terzista del nord!! Non è così che si rende attrattiva la fabbrica! Una terziarizzazione degna di questo nome, a nostro modesto parere, deve prevedere: • Volumi Unilever da lasciare a Pozzilli... come fatto a Sanguinetto; • Un periodo minimo di durata (10 anni) del contratto di produzione in conto terzi... come fatto a Sanguinetto.
Davvero Unilever è disposta a terziarizzare oppure è anche questo un altro bell’affare che non riusciamo a capire?
CONCLUSIONI
Unilever, una volta costretta dai lavoratori in sciopero ad ammettere il piano di dismissione, ha iniziato a improvvisare/fantasticare di possibili scenari: non dimenticate che fino a un mese fa diceva che nemmeno esisteva un problema Pozzilli.
Gli scenari appena abbozzati al MISE sono al tal punto improvvisati che Unilever ha chiesto altre 6-8 settimane per portare ulteriori dettagli... e intanto ha già iniziato a spostare i volumi.
La verità è sotto gli occhi di tutti, anche di coloro che sognano il riciclo della plastica (purché continui a essere gestito da Unilever) e quelli di coloro che sognano il pacchetto di uscita (a Sanguinetto Unilever ha pagato 80mila euro lordi).
La verità è che in 6-8 settimane, con la stessa fabbrica di Pozzilli e i terzisti del Nord che girano a pieno ritmo, sarà pronto lo stock che serve a proteggersi da eventuali azioni sindacali.
Rivolgiamo quindi un appello a tutti i lavoratori di Pozzilli e a tutte le OO.SS.: non lasciamo che il tempo passi invano, non cadiamo in questa trappola.
Secondo Noi, Tra 6-8 settimane non ci sarà nessuna decisione e nessun piano industriale.
Si ridiscuterà di questi fantomatici scenari, ma con due mesi in meno per agire e tanto stock nei magazzini di Unilever.
Stiamo valutando che quando l’anno scorso, probabilmente, è stata decisa la chiusura di Pozzilli (e non di Casale), quello che ha fatto la differenza è stato, sicuramente, il fattore umano e culturale: con più del 50% del personale sopra i 50 anni e un buon pacchetto di uscita per gli altri, sarebbe stato più facile chiudere Pozzilli che Casale.
4 Ma noi non ci rassegniamo. Non lasciamo che il miraggio della pensione (o dovremmo dire iso-pensione) ci abbagli.
Non lasciamo che l’egoismo dei padri affossi i sogni dei figli.
Dobbiamo pretendere la continuità dei volumi, con o senza Unilever.
Lo dobbiamo a una storia che dura da quaranta anni, la nostra storia.
Lo dobbiamo ai nostri figli e a questa terra.
Una soluzione è ancora possibile: se Unilever vuole abbandonare Pozzilli non possiamo impedirlo, ma possiamo impedire che porti con sé i volumi.
A Tutti i Lavoratori Unilever diciamo: Evitiamo di far rivivere a questa terra la leggenda dell’Iliade assimilando l’entusiasmo dei Troiani al dono del “Cavallo di Legno” con l’euforia dello “pseudo regalo” della Plastica.
Alla Regione Molise diciamo: Grazie per il contributo dato nella giornata di oggi, con la vicinanza fattiva dell’Assessore alle Unità Produttive, Vincenzo Cotugno, ai capi-gruppo, PD e 5S, nelle persone di Micaela Fanelli e Vittorio Nola, e continuate ad aiutarci a difendere il territorio da queste decisioni penalizzanti.
Le Vostre dichiarazioni sono quanto i Lavoratori si aspettano dalla Politica attenta alle esigenze del Territorio.
Al MISE diciamo: Grazie per la disponibilità della Sottosegretaria Alessandra Todde e a tutti i suoi collaboratori, tra cui la Sottosegretaria Alessia Morani e l’On. Molisano Antonio Federico, con la preghiera che non si sprechino soldi pubblici per ridurre i posti di lavoro e chiediamo che Unilever venga chiamata a presentare i dettagli dei progetti annunciati entro e non oltre i prossimi 7 giorni.
Siamo convinti che lo sviluppo economico, al fine di portare avanti soluzioni strategiche che possano garantire investimenti e sostenibilità nel lungo periodo, debbano, nel nostro caso trovare convinzione e velocità d’azione da parte dell’Unilever, che non è in crisi, ma che è in una fase avanzata di revisione del network europeo.
Le risorse pubbliche Le si investano in tecnologia e innovazione per poter sfruttare al meglio la capacità produttiva di questo sito.
Al management Unilever diciamo: smettetela di illudere i lavoratori con le favole sulla plastica e impegnatevi sul serio.
Non è giusto giocare sul sentimento dei Lavoratori di Pozzilli.
Trovate un compratore al quale lasciare 150mila tonnellate per almeno 10 anni (il resto si che può andare a Casale).
Ma nel frattempo non toccare i nostri volumi!
Unilever nel Codice Business mette al primo posto la Persona!