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Coronavirus, la Garante per i Diritti della persona: nuove prassi nelle carceri, nel rispetto dei detenuti

Pubblicato: 07-03-2020 - 366
Coronavirus, la Garante per i Diritti della persona: nuove prassi nelle carceri, nel rispetto dei detenuti Sociale

Coronavirus, la Garante per i Diritti della persona: nuove prassi nelle carceri, nel rispetto dei detenuti

Pubblicato: 07-03-2020 - 366


A causa del diffondersi, su tutto il territorio nazionale, del virus Covid-19 (meglio noto come Coronavirus), un’attenzione specifica va riservata ai luoghi in cui sono inevitabili la compresenza e la concentrazione di persone. È, ad esempio, il caso delle strutture che ospitano le persone private della libertà personale. La Garante regionale dei Diritti della persona, Leontina Lanciano, interviene sull’argomento, invitando chi opera in questo settore ad osservare le direttive emanate dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Ma, aggiunge la Garante, “non bisogna dimenticare che le nuove disposizioni vanno seguite garantendo, sempre, la tutela dei diritti dei detenuti”.

Secondo le recenti indicazioni, comunica la dottoressa Lanciano, è prevista particolare attenzione al controllo degli eventuali arrivi di nuovi detenuti – per i quali si prevede un spazio apposito di ‘pre-triage’ – e soprattutto al controllo sugli accessi nelle strutture e sulle visite ai reclusi (chiunque entri nelle strutture detentive, ad eccezione degli appartenenti all’amministrazione carceraria o all’azienda sanitaria, deve consegnare un’apposita autocertificazione). Le due direttive, inoltre, sottolineano la necessità di dotare tutte le strutture dei dispositivi sanitari necessari (tra cui mascherine, protezioni, disinfettanti). Al personale dei penitenziari, infine, vengono fornite le indicazioni da seguire, come ad esempio l’impegno ad evitare affollamenti nei locali d’ufficio e nelle caserme.

Nelle regioni più colpite dal virus sono state previste direttive più stringenti, da valutare di caso in caso. Tra queste, si segnalano: la sospensione delle attività trattamentali che prevedono una presenza esterna, la riduzione delle attività lavorative che implicano la presenza di persone provenienti dall’esterno, la sostituzione dei colloqui con familiari o terze persone con colloqui a distanza tramite video-telefonata, la sospensione temporanea dell’efficacia dei permessi e delle semilibertà. Per i colloqui con gli avvocati difensori e le visite delle autorità amministrative, è stato previsto l’uso di mascherine fornite dalle strutture penitenziarie (in caso di assenza di tali dispositivi gli accessi non possono comunque essere rifiutati).

Tuttavia, sottolinea la Garante, in alcuni casi sono state prese elle decisioni che vanno oltre le disposizioni emanate a livello centrale e che configurano un concetto di prevenzione assoluta, che travalica i criteri di adeguatezza e proporzionalità. In altri casi, inoltre, alcune decisioni non sono state assunte caso per caso, ma in via generale. “Bisogna assolutamente evitare – rimarca la dottoressa Lanciano – di intraprendere restrizioni non necessarie, dettate da un allarmismo ingiustificato che non rende di certo più efficaci le misure predisposte. Restrizioni che compromettono i diritti dei detenuti senza aumentare in nessun modo la sicurezza sanitaria. Ciò che è opportuno fare, invece, in tutte le strutture è la sanificazione degli ambienti, la diffusione delle necessarie norme igieniche, la dotazione di dispositivi per misurare la temperatura corporea di tutte le persone che accedono negli istituti, la richiesta dell’autocertificazione di non aver avuto contatti potenzialmente a rischio per il personale che entra nelle strutture”.

 




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