Ambiente

La Regione Lazio aumenta la densità venatoria nell’Area contigua del Pnalm. La protesta continua da parte di numerose associazioni.

Pubblicato: 09-05-2020 - 553
La Regione Lazio aumenta la densità venatoria nell’Area contigua del Pnalm. La protesta  continua da parte di numerose associazioni. Ambiente

La Regione Lazio aumenta la densità venatoria nell’Area contigua del Pnalm. La protesta continua da parte di numerose associazioni.

Pubblicato: 09-05-2020 - 553









  Inascoltati gli appelli a Conte e al ministro Costa, le associazioni: "Pronti alle vie legali"

È rimasto inascoltato l'appello di  WWF, Enpa, Lac, Lav, Lega nazionale difesa del cane, Lipu, Salviamo l'Orso e Orso and friends (a cui si sono aggiunte Società Italiana per la Storia della Fauna e Altura) che avevano  chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri Conte e al Ministro dell'Ambiente Costa di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale l'art. 9 della Legge della Regione Lazio 27 febbraio 2020, n. 1  nella parte in cui aumenta la densità venatoria nell'area contigua del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise,  dando la possibilità di accesso e attività anche ai cacciatori non residenti.

La norma regionale è incostituzionale perché contrasta con una norma nazionale ed è scientificamente inaccettabile perché determina forti danni per una specie importantissima e in via di estinzione come l'Orso bruno  marsicano di cui sopravvivono  solo poco più di 50  individui nel territorio  del Parco e in quelli contigui.

L'art, 9 della Legge n. 1/2020 è in evidentissimo contrasto con la norma nazionale che stabilisce in maniera inequivocabile che "all'interno delle aree contigue le regioni possono disciplinare l'esercizio della caccia... soltanto nella forma della caccia controllata, riservata ai soli residenti dei comuni dell'area naturale protetta e dell'area contigua..." (art. 32, comma 3, Legge n. 394/1991, legge quadro sulle aree naturali protette). È altrettanto evidente l'insensatezza della norma regionale riguardo alle evidenze scientifiche: la sua applicazione potrebbe portare al raddoppio del numero di cacciatori che si aggirerebbero con le doppiette cariche di piombo nei posti dove vive l'orso marsicano.

Siamo davvero sconcertati dal mancato intervento, prima del Governatore della Regione Lazio  poi del Governo, per eliminare questa  assurda norma che, per  favorire un manipolo di cacciatori, mette in pericolo l'Orso marsicano, specie protetta da leggi nazionali e internazionali perché tassello prezioso per la Biodiversità e la tutela  degli ecosistemi.

Avevamo ricevuto rassicurazioni dal Ministero dell'Ambiente che la Regione Lazio avrebbe modificato la norma, ma ad oggi ciò non ci risulta accaduto e nel frattempo il Governo non ha impugnato la norma.

Ad  oggi  non ci risulta   che la Regione Lazio abbia modificato la norma, e nel frattempo il Governo non la ha impugnata. Se non cambieranno le cose, saremo costretti a ricorrere nuovamente ai giudici alla prima occasione di provvedimento amministrativo che applichi la norma prevista dall'art. 9, cosa che si sarebbe potuta evitare se le istituzioni  regionali e nazionali avessero accolto la richiesta legittima e sensata delle Associazioni.

Ricordiamo al Governo regionale e nazionale che il giudice amministrativo si è già pronunciato sulla illegittimità di un provvedimento regionale che puntava ugualmente ad aumentare il numero dei cacciatori nell'area contigua. E lo ha fatto con motivazioni chiarissime: "considerato altresì, sul piano della comparazione tra gli opposti interessi in gioco, che l'interesse pubblico, consistente nella speciale esigenza di proteggere l'habitat di una specie protetta, come l'orso bruno marsicano, in zone limitrofe al Parco Nazionale di Abruzzo, deve ritenersi senza dubbio prevalente sulla pretesa regionale di garantire più spazi e più occasioni di prelievo alla comunità di cacciatori nell'esercizio dell'attività venatoria (...) (Decreto monocratico  presidente Consiglio di Stato del  22.11.2018).  Concetti già espressi nel 2012 dal  Tribunale amministrativo del Lazio (Sentenza n. 8640/2012)  che accoglieva  il ricorso delle Associazioni ambientaliste ,  ribadendo il divieto di caccia nelle aree contigue alle aree protette da parte di soggetti non residenti,   confermando  che l'area contigua è di fatto istituita.

La norma della Regione Lazio non è altro che un illegittimo espediente per aggirare l'ostacolo del divieto posto dalla legge nazionale sul consentire un ingresso senza controllo ai cacciatori nelle aree contigue ai parchi nazionali e dell'obbligo di protezione di una specie  preziosa e rarissima come l'Orso bruno marsicano. Stiamo valutando con i nostri avvocati ogni possibile forma di ricorso e denuncia,  compresa quella alla magistratura contabile.

 

WWF Italia, Enpa, Lac, Lav, Lega nazionale difesa del cane, Lipu, Salviamo l'Orso, Orso and friends, ALTURA e Società Italiana per la Storia della Fauna

 

Roma, 7 maggio 2020




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