RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA CONSIGLIERE REGIONALE FILOMENA CALENDA
“Basta strumentalizzare argomenti così importanti come la sanità pubblica molisana, la vera battaglia per il diritto alla salute è quella che si combatte all’interno delle istituzioni. Credo che la politica debba riprendersi i suoi spazi, soprattutto quando le scelte riguardano il bene comune e un diritto fondamentale come quello alla salute”. Queste le dichiarazioni del consigliere regionale Filomena Calenda, intervenuta nel corso della discussione sulla mozione sugli indirizzi programmatici della sanità pubblica molisana, approvata all’unanimità nella seduta odierna del Consiglio regionale.
In particolare il consigliere Calenda si è soffermata sulla situazione dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone. “Siamo sicuri che in Alto Molise vengano garantiti i Lea, i livelli essenziali di assistenza? Siamo certi che i corregionali che vivono in Alto Molise siano in grado di ricevere cure in tempi adeguati, soprattutto durante i mesi invernali?
Sono queste le risposte che si attendono da noi i molisani. Se l’emergenza Covid – ha continuato Calenda – ci ha insegnato qualcosa è che in ambito sanitario non si può improvvisare. Non si può sperare che tutto vada sempre bene. Purtroppo siamo stati abituati a pensare all’ambito sanitario soprattutto in termini economici, come se la salute anche di un’unica persona possa essere quantificata in termini di costi/benefici. Ovviamente dobbiamo fare i conti con risorse limitate e, dunque, risulta fondamentale programmare in maniera seria, tenendo conto delle caratteristiche orografiche dei nostri territori. L’Alto Molise non solo va tutelato ma andrebbe valorizzato, a partire dal suo ospedale, presidio di riferimento di numerosi paesi montani, con un bacino di utenza, di circa 30mila persone, che abbraccia anche l’Alto Vastese, quindi anche il vicino Abruzzo.
Il riconoscimento del Caracciolo, nel nuovo POS, come ospedale di area disagiata significherebbe dare dignità a un’area che ha già pagato a caro prezzo in termini di isolamento e di spopolamento. Bisogna potenziare alcuni reparti, ripristinarne degli altri e garantire un punto di primo soccorso operativo 24 ore su 24, in grado di prestare le prime cure in caso di patologie tempo-dipendenti. Credo che la salvaguardia dell’ospedale di Agnone dipenda molto da accordi di confine e iniziative che coinvolgano entrambe le comunità. In tal senso proprio la Regione Abruzzo, in passato, pare si sia già espressa con un atto di indirizzo in tal senso.
La sorte del Caracciolo appare paradossale. Già l’attuale Piano Operativo Sanitario – ha spiegato il consigliere regionale –, infatti, dovrebbe garantire servizi che in realtà non vengono erogati o erogati solo parzialmente. Il presidio, invece, nel corso degli ultimi anni, ha assistito a un lento e progressivo depauperamento, nonostante la classe politica più volte si sia espressa contro i tagli e nonostante il Caracciolo, grazie soprattutto alla professionalità di medici e personale, abbia rappresentato un’eccellenza per la sanità pubblica molisana.
La prima e fondamentale problematica da affrontare è proprio quella legata al personale. Bisogna trovare una soluzione all’atavica carenza di camici bianchi, infermieri e tecnici, problematica comune anche agli altri ospedali della regione. Bisogna rendere la sanità molisana appetibile e interessante per gli stessi addetti ai lavori.
Nell’ospedale altomolisano, inoltre, sono presenti macchinari ormai obsoleti. Anche in questo senso bisognerebbe intervenire. Al di là del nuovo POS, di cui credo nessuno più abbia notizie da mesi, credo sia indispensabile agire in tal senso e migliorare il comparto tecnologico del Caracciolo.
La scorsa settimana abbiamo discusso delle sorti del Vietri, oggi di quelle dell’ospedale di Agnone. L’emergenza da covid 19, in qualche modo, ha rappresentato un banco di prova per la nostra sanità. Alla luce delle novità emerse bisognerebbe quanto prima ridefinire delle linee strategiche da suggerire a commissari e ministero della salute. In tale ottica è opportuno fare un discorso più ampio che tenga conto anche degli ospedali di Campobasso, Termoli Isernia e Venafro. Anche a queste strutture dobbiamo garantire la sopravvivenza. Dobbiamo entrare nell’ottica – ha concluso Calenda che tutti i presidi ospedalieri molisani dovrebbero essere adeguati ai bisogni crescenti dei nostri concittadini”.