Tradizioni

Pellegrini assetati d’amore, sulle orme di San Rocco .

Pubblicato: 06-08-2020 - 566
Pellegrini assetati d’amore, sulle orme di San Rocco . Tradizioni

Pellegrini assetati d’amore, sulle orme di San Rocco .

Pubblicato: 06-08-2020 - 566


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FRATEL COSTANTINO DE BELLIS

Cari amici e devoti ,

i santi sono un invito, un appello, uno stimolo a metterci anche noi alla sequela di Cristo. Tutta la loro vita ha questa finalità: suscitare nel popolo di Dio il desiderio di una maggiore adesione a Cristo, facendo scoprire la bellezza del Vangelo. I santi sono modelli concreti e testimonianza visibile che il cammino di fede può essere realizzato in pienezza da tutti. In questo giorno di festa, riflettiamo sull’esempio offertoci da san Rocco. Egli ha modellato la sua esistenza su Cristo, sul cui volto risplende il volto misterioso del Padre.

La fede cristiana è un cammino di rinnovamento, di trasformazione e di trasfigurazione della vita secondo l’immagine e il modello di Gesù. Festeggiare i santi vuol dire riconoscere che essi sono un segnale che indica una direzione e un orientamento verso Cristo. Ciò è molto evidente in tutte le  Chiesa: la statua di san Rocco è collocata sopra l’altare, ma al di sopra di essa vi è il crocifisso. Il messaggio è evidente: guardare san Rocco, vuol dire innalzare lo sguardo più in alto verso Cristo, il modello che ha ispirato e orientato la sua vita. San Rocco sembra ripetere le parole dell’apostolo Paolo: imitate me, perché io sono imitatore di Cristo.

Conoscete tutti la vita di san Rocco. A circa vent’anni di età, perse entrambi i genitori e decise di seguire Cristo. Vendette tutti i suoi beni, si consacrò nel terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma per pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco diventò strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Anch’egli fu colpito dalla peste. Si allontanò, dunque, dalla città, rifugiandosi in un bosco, in una capanna nei pressi del fiume Trebbia. Qui, un cane lo trovò e lo salvò dalla morte, portandogli ogni giorno un tozzo di pane. Per questo insieme a un cagnolino e a una fiaschetta nella quale conservava l’unguento con il quale curava gli ammalati, i segni che lo contraddistinguono nella iconografia sono il bastone del pellegrino, il mantello, il cappello, la borraccia e la conchiglia.

San Rocco ci insegna soprattutto due cose. Innanzitutto, la necessità di metterci in cammino alla ricerca di Dio. Fin dall’inizio della storia della salvezza, rivolgendosi ad Abramo, Dio lo invita a mettersi in cammino. Abramo ubbidisce e inizia un cammino difficile, faticoso che dura tutta la vita. Attraverso questo pellegrinaggio egli diventa padre di una moltitudine di figli che in lui riconoscono il loro modello di fede. Anche Gesù invita i suoi discepoli ad andare in tutti i villaggi a predicate il Vangelo del regno. I discepoli, dopo la sua risurrezione, si mettono in cammino sulle strade del mondo per annunciare il Vangelo a tutte le genti.

La storia della salvezza, cari fedeli, è la storia di pellegrini che lasciano ogni cosa, case, progetti, aspirazioni e vivono per annunciare la Parola di Dio dandone prova con la loro testimonianza di vita. Così ha fatto san Rocco: pellegrino dalla Francia fino a Roma si è fermato di volta in volta nelle località che egli attraversava per dare a tutti il conforto di fede. Come tutti i grandi personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, egli è stato un pellegrino della fede, una persona che ha cercato continuamente di incontrare il mistero di Dio.

Siamo tutti pellegrini della fede; uomini e donne chiamati dal Signore a metterci sulla strada di Gesù per seguire le sue orme e imitare la sua vita.

E noi che ci pregiamo di chiamarci "Amici di San Rocco " dobbiamo essere pellegrini felici con il cuore e gli occhi rivolti verso il cielo .

La fede è un cammino da vivere, orientando l’esistenza verso il mistero di Gesù. La vita quotidiana indica il nostro concreto cammino di santità: essere genitori, marito, moglie, padre, madre; avere una professione, un lavoro, una relazione con gli altri, dando sempre il primato a Dio; il primato della pietà, della meditazione della parola di Dio, della comunicazione della nostra esperienza spirituale. San Rocco ha percorso le contrade d’Italia e ha continuamente spronato, sollecitato e annunciato a tutti la misericordia di Dio, insegnando a tutti a vivere secondo il vangelo di Gesù.

Cari fratelli e sorelle, anche noi dobbiamo incamminarci sulla via di Cristo e parlare di lui alle nuove generazioni. Una volta, la trasmissione della fede avveniva in famiglia. Erano le mamme, le zie, le nonne a insegnare ai piccoli il segno della croce, a pregare insieme a loro la sera e al mattino. Ora i ragazzi vivono senza orientamento. A tal proposito, parlando della morte di alcuni giovani, un commentatore ha scritto su un giornale locale che il loro è stato un «sacrifico senza ragione». Tutto avviene senza senso. Senza Dio tutto è permesso. Qualsiasi forma di male. San Rocco ci invita a ritrovare in Dio il senso della vita.

Il secondo insegnamento riguarda la carità verso il prossimo. Occorre essere assetati d’amore. Per questo dovremmo fare nostra la preghiera di san Colombano: «Ti prego, o Gesù nostro, d'ispirare i nostri cuori col soffio del tuo Spirito e di trafiggere col tuo amore le nostre anime perché ciascuno di noi possa dire con tutta verità: Fammi conoscere colui che l'anima mia ama (cfr. Ct l,6 volg.); sono infatti ferito dal tuo amore. Desidero che quelle ferite siano impresse in me, o Signore. Beata l'anima trafitta dalla carità! Essa cercherà la sorgente, ne berrà. Bevendone, ne avrà sempre sete. Dissetandosi, bramerà con ardore colui di cui ha sempre sete, pur bevendone continuamente. In questo modo per l'anima l'amore è sete che cerca con brama, è ferita che risana»1.

San Rocco è stato un pellegrino assetato d’amore. Si è fatto povero con i poveri e ammalato con gli ammalati. Ha amato tutti “fino alla fine”. Per questo il riferimento alla sua persona non può ridursi a una semplice pratica devozionale. Non basta lasciare un’offerta alla Chiesa se manca l’accoglienza del fratello che si trova in una situazione di indigenza.

Rifiutare il povero vuol dire rifiutare Cristo. Occorre ascoltare l’esortazione di san Giovanni Crisostomo che invita ad adornare il tempio, ma anche a non trascurare il fratello.

Tu - egli scrive - rifiuti di accogliere Cristo presente nei poveri, «e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell`edificio sacro. Attacchi catene d`argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. [...]. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l`ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello»2.

Seguiamo dunque, cari fedeli, l'esempio  di san Rocco, mettendoci in cammino alla ricerca di Dio e amando i nostri fratelli con cuore sincero e generoso.

Vostro fratello in Cristo e San Rocco 

Fratel Constantino 




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