RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA UNITI PER LA COSTITUZIONE MICHELE BARONE
Prendiamo atto della netta affermazione del Sì nel referendum sulla riduzione dei parlamentari, specialmente nella nostra Regione e in generale al sud. Bisogna sempre rispettare il voto dei cittadini, ma anche analizzarne a fondo il significato. La stragrande maggioranza di coloro che hanno votato Sì lo ha fatto con chiaro spirito democratico, nella convinzione di ottenere una politica maggiormente sobria e seria. Noi credevamo e crediamo tutt'ora che non fosse quella la strada giusta. Guai però a pensare che gli italiani abbiano avallato le inaccettabili tendenze antipolitiche e antiparlamentari che inquinano il dibattito pubblico.
A testimoniarlo sta anche quel 30% di No, la cui dignità non può essere in alcun modo negata: in particolare va sottolineato il fatto che nessuna grande forza politica si era espressa in tal senso, e questo risultato ha rappresentato dunque un'autentica e spontanea manifestazione di pensiero popolare. Gli elettori, sia quanti hanno votato Sì che quanti hanno votato No, si sono espressi a favore di una maggiore qualità della classe politica e della riaffermazione del suo dovere di adempiere le funzioni che le sono affidate con disciplina e onore (art. 54 della Costituzione). Questo è il messaggio principale che emerge dal voto, dimostrato anche dall'alta affluenza, per nulla scontata in questa fase di emergenza.
È ora dovere delle forze politiche farsi carico della realizzazione di riforme che restituiscano al Parlamento rappresentatività e centralità, a partire dall'abolizione del potere di nomina dei parlamentari da parte dei capi-partito. È questo il primo banco di prova per verificare se i riformatori avessero intenzione di rafforzare la nostra democrazia o al contrario di affossarla definitivamente, rendendo ancor più facile controllare le decisioni dei rappresentanti del popolo attraverso la riduzione del loro numero.
Uniti per la Costituzione sarà anche questa volta in prima linea nelle battaglie che ci aspettano, per vigilare affinché l'aspettativa di una democrazia seria e di qualità non rimanga disattesa: sarebbe davvero imperdonabile.