Sanità

Emergenza Covid-19: telemedicina per garantire salute e sicurezza ai cittadini. La nota dell’Ordine dei Medici di Isernia

Pubblicato: 26-04-2021 - 414
Emergenza Covid-19: telemedicina per garantire salute e sicurezza ai cittadini. La nota dell’Ordine dei Medici di Isernia Sanità

Emergenza Covid-19: telemedicina per garantire salute e sicurezza ai cittadini. La nota dell’Ordine dei Medici di Isernia

Pubblicato: 26-04-2021 - 414


L’emergenza Covid-19 ha riportato al centro del dibattito la necessità di puntare con convinzione e risorse sulla telemedicina.

Ciò permetterebbe di rendere più incisiva ed efficace la medicina sul territorio. Al tempo stesso si garantirebbe maggiore sicurezza, evitando contatti diretti e spostamenti.

Che questo sia un problema non più rinviabile ne è convinto l’Ordine dei medici di Isernia.

Non a caso il presidente, Fernando Crudele, ha già avuto modo di discuterne con i vertici degli Omceo di altre province e con le associazioni di categoria che spingono in questa direzione.

La medicina a distanza, in effetti, rappresenterebbe una svolta in particolare per territori come quello molisano, caratterizzato dalla presenza di tanti piccoli paesi montani isolati e da infrastrutture stradali disastrate.

La telemedicina permetterebbe di garantire un servizio puntuale e più efficiente al cittadino-utente del sistema sanitario.

Non solo. I costi per attivarla sono bassi. Mentre la voce “risparmi” ne trarrebbe grandi benefici.

Da anni – ha commentato il presidente dell’Ordine dei medici di Isernia, Fernando Crudele – si parla di telemedicina, ma nei fatti si è concretizzato poco o nulla.

Eppure i vantaggi sono evidenti. Permetterebbe di garantire un’assistenza più funzionale e più vicina al cittadino. Sarebbe un ritorno a quella medicina di prossimità che nei decenni passati garantiva ottimi risultati, sotto ogni punto di vista”.

Telemedicina naturalmente non significa scambiarsi messaggi su WhatsApp.

L’idea è quella di attivare piattaforme telematiche che consentano di collegarsi direttamente con il paziente.

“I vantaggi – ha aggiunto Crudele – sarebbero enormi. Le comunicazioni tra medico e assistito sarebbero più veloci.

I dati, gli esiti di analisi o esami verrebbero trasmessi in tempi rapidi.

Anche l’ospedale, ad esempio, potrebbe collegarsi con lo studio del medico di base e avere risultati in tempo reale.

O, addirittura, chiedere di svolgere esami non impegnativi direttamente durante la visita nello studio.

Sarebbe inoltre possibile consentire a un’ambulanza che interviene su un’emergenza di interfacciarsi direttamente con l’ospedale”.

Più in generale la telemedicina può dare tanto in termini di prevenzione delle malattie. Può consentire di riorganizzare i servizi sul territorio in maniera più razionale, anche da un punto di vista economico.

Del resto l’attivazione di una piattaforma online richiede costi davvero bassi.

Tra l’altro le istituzioni preposte potrebbero anche puntare a presentare progetti per ottenere fondi statali o comunitari, come ad esempio quelli dedicati alle aree interne o, ancora, quelli stanziati dall’Unione europea  attraverso il Recovery Plan (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che, almeno sulla carta, dovrebbe riservare maggiore attenzione al Sud e alla Sanità.

Per ovvie ragioni – ha detto ancora il presidente dell’Omceo Isernia – non entro nel merito del discorso del reperimento delle risorse. Ma una cosa è certa: noi siamo pronti a fare la nostra parte.

Siamo disposti a scendere in campo per sensibilizzare, informare ed eventualmente formare, in collaborazione con gli altri attori del sistema sanitario.

Il passo successivo, infatti, sarà proprio quello di formare i medici, non sempre avvezzi all’uso delle nuove tecnologie.

Di telemedicina ne stiamo già parlando con gli addetti ai lavori. A breve proveremo a coinvolgere anche gli Ordini dei medici di altre province.

Ora più che mai è necessario far sì che la medicina a distanza diventi realtà: solo così – ha concluso Crudele – potremo garantire il diritto alla salute anche nelle aree più periferiche e disagiate, a torto considerate di serie B”.

 




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