La storia di Massimo e l’intervento di alcuni giovani della Valle del Volturno. Sabrina racconta gli attimi del soccorso al povero giovane di Picinisco.
La storia di Massimo e l’intervento di alcuni giovani della Valle del Volturno. Sabrina racconta gli attimi del soccorso al povero giovane di Picinisco.
TESTIMONIANZA RICEVUTA DALLA NOSTRA REDAZIONE DALL’INFERMIERA SABRINA FRANCIOSA DI SCAPOLI (IS)
MONTE MARRONE. La nostra redazione ha raccolto, la testimonianza esclusiva, concessa da Sabrina Franciosa, giovane infermiera di Scapoli, che con un gruppo di amici si trovava domenica scorsa su Monte Marrone, montagna che è costata la vita al giovane di Picinisco, colto da un malore improvviso.
Nel racconto da brividi di Sabrina il tentativo di soccorso al povero Massimo e gli attimi di panico vissuti ad alta quota.
“Una volta giunti nella piazzetta ai piedi tra Monte Mare e Monte Marrone – racconta Sabrina alla nostra redazione – riusciamo a scorgere un gruppo di giovani ragazzi ai piedi della Croce, abbastanza agitati. Vista la distanza, non potevamo ascoltare bene le loro grida, ma ad un certo punto ascolto in maniera indistinta la parola 118. In quel momento mi sono preoccupata ed ho detto loro “Ragazzi vi serve qualcosa”, e loro : “C’è un ragazzo che non sta bene”. Allora , visto che sono infermiera mi sono avvicinata per tentare di capire la situazione e dare il mio apporto professionale.
Siamo saliti subito sopra e siccome l’ultima rampa è molto ripida, i ragazzi del gruppo laziale hanno preso il mio zaino aiutandomi nel salire sul posto dove si trovava il ferito. Nell'aiutarmi a salire un giovane di Colli a Volturno, anche'esso sul posto per escursione, Pierdomenico Amodei, che ha preso il mio zaino aiutandomi nella salita. Arrivata sul posto ho visto Massimo sdraiato per terra ai piedi della Croce. Un ragazzo di 36 anni, come raccontato dagli amici, una persona a modo e tenera, un giovane che aveva sconfitto un tumore anni fa ed era riuscito a farcela. Giovane che praticava sport e soprattutto la montana, almeno una volta a settimana, come raccontato sempre dai suoi amici.
Ogni volta che effettuava i controlli a Roma tutto andava bene ed attualmente non aveva alcun problema di salute a quanto pare. Una volta che sono arrivata li era allungato a terra ai piedi della croce e mi sono resa subito consapevole che la situazione era davvero più complessa e critica del previsto. Fortunatamente nel suo gruppo, davvero molto nutrito, vi erano due infermiere. Queste avevano iniziato immediatamente la rianimazione cardio polmonare ed erano all’opera in quei momenti, con le quali abbiamo fatto a turno, essendo una manovra molto stancane e delicata.
Ascoltando anche quello che dicevano i ragazzi, che avevano allertato il 118 e l’elisoccorso partito da Pescara, visto che quello dell’Aquila era impegnato. Noi abbiamo continuato il nostro tentativo di rianimazione. Abbiamo continuato circa per un’ora e 45minuti a tentare di rianimare Massimo, fino all’arrivo dell’elisoccorso, senza successo purtroppo, perché il giovane non c’è l’ha fatta. Ad aiutarci anche un medico anestesista di passaggio sul Monte per una passeggiata. Una task force che non è servita. Una volta che l’elisoccorso è arrivato sul posto sono scesi l’infermiere, il medico rianimatore e il tecnico dell’elisoccorso. A loro noi abbiamo dato il massimo aiuto , però purtroppo tutti gli interventi effettuati non hanno prodotto nulla di positivo. Il medico rianimatore, purtroppo, non ha potuto fare altro che constatare il decesso di Massimo, dopo circa mezz’ora dall’arrivo dell’elisoccorso. Subito dopo , il giudizio giunto dal magistrato per muovere la salma e metterla sull’elisoccorso, abbiamo atteso dell’altro tempo. Con noi sul monte c’era la sorella del malcapitato Massimo che ha subito davvero un trauma bruttissimo, una esperienza che porta tanto dolore e lacrime. Non conoscevo questo ragazzo, ma vederlo li a terra mi ha destabilizzato, è come se si fosse trattato di un mio amico di infanzia.
Noi siamo scesi a piedi dal monte, per non appesantire l’elicottero nella sua manovra di rientro. Abbiamo impiegato circa un’ora per tornare nel posto dove erano posteggiate le nostre automobili. Giunti già abbiamo trovato immediatamente i Carabinieri Forestali che hanno condotto la sorella di Massimo ed una sua amica presso l’obitorio del cimitero di Rocchetta a Volturno, dove la salma di Massimo era stata sistemata in attesa di tutte le pratiche da effettuare in questi momenti.
All’arrivo dei genitori davvero una scena drammatica ai nostri occhi. La cosa che mi ha commosso di più:
“Il padre, con tutto il dolore, mi ha abbracciato e mi ha ringraziato. Mi ha detto che Massimo era amante della montagna e della natura, almeno 2 volte a settimana faceva escursioni. Ha aggiunto dicendo che l'unica cosa positiva è che Massimo è morto in montagna”. Un giovane che lascia i suoi affetti con nei suoi occhi il panorama della Valle del Volturno dall’alto. Red. News.