RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA ANGELO PRIMIANI PORTAVOCE REGIONALE M5S MOLISE.
A giugno scorso, in seguito ad alcuni fatti di cronaca, numerosi soggetti allergici alle punture di imenotteri (api, vespe e calabroni) hanno segnalato pesanti criticità nella somministrazione dei vaccini salvavita.
Oggi ho portato in aula il loro problema, ottenendo il voto unanime del Consiglio regionale: i vaccini per questi soggetti allergici dovranno essere rimborsati interamente dalla Regione Molise.
Il Molise era l’unica Regione a non aver colmato una lacuna normativa, nata nel 2017. Prima i vaccini salvavita contro le punture di insetti erano ricompresi nei Lea e, dunque, coperti dallo Stato. Da circa 4 anni, invece, ogni Regione poteva disporre le modalità di erogazione dei rimborsi, totali o parziali, per le diverse tipologie di immunoterapia. In Molise, dal 2021 il vaccino è definitivamente diventato a pagamento.
Ad aggravare la situazione c’è stata anche la soppressione dei due posti letto in day hospital dedicati alla gestione dei vaccini e dei pazienti affetti da patologie allergologiche. Posti letto, va detto, ripristinati lo scorso anno dall’Asrem.
Per soddisfare le necessità dell’intera platea di molisani che necessitano di terapia desensibilizzante, bastavano 70.000 euro. Nel mentre, però, è intervenuto il Decreto sostegni bis, istituendo un fondo per aiutare le Regioni nel rimborso di questi farmaci salvavita. Il problema in regione, però, sussiste per chi ha ricevuto le prime dosi di vaccino negli ultimi 24 mesi: il farmaco in uso negli ultimi due anni non è presente nell’elenco di quelli rimborsati dallo Stato. Allora, una presa di posizione del Consiglio regionale era diventata doverosa. Il governo regionale, dopo il voto unanime di oggi, dovrà mantenere gli impegni, appostando i 20.000 euro necessari a rimborsare anche chi si è vaccinato di recente.
Per il sistema sanitario regionale quella cifra rappresenta un’inezia, ma per un singolo cittadino parliamo di trattamenti che, ripetuti negli anni, arrivano fino a 3.000 euro. Una cifra spropositata, soprattutto in una regione con una pesantissima disoccupazione.