Da troppo tempo il Molise attende di avere un Piano regionale delle attività estrattive. Il cosiddetto Prae è l’atto di programmazione che stabilisce indirizzi e obiettivi di riferimento per l’attività di ricerca e di coltivazione di materiali di cava e torbiera nonché per il recupero ambientale e il ripristino delle aree interessate. Mira a individuare gli ambiti estrattivi, cioè le aree in cui è possibile condurre queste attività per utilizzare correttamente le risorse naturali e coniugare le esigenze di carattere produttivo con la salvaguardia di ambiente e territorio. Un documento importante, quindi, che serve anche a monitorare tutte le attività svolte nelle zone di cava per tutelare il territorio. Tuttavia la Regione non se n’è mai dotata, nonostante già nel 2005 la Giunta di allora si era impegnata a varare il Piano entro sei mesi. Non solo.
Anche il 26 gennaio 2016, con deliberazione n. 39, il Consiglio regionale aveva deliberato all’unanimità di approvare la mozione che impegnava il governatore a far sì che la Regione, adottasse lo schema di Piano regionale delle Attività estrattive, ‘nel più breve tempo possibile’. Ma dopo due anni e mezzo da allora e 14 dalla prima deliberazione, il Molise non ha ancora il suo Prae.
La portavoce M5S e vicepresidente del Consiglio regionale, Patrizia Manzo, ha depositato un accesso agli atti chiedendo copia dell’elenco aggiornato del numero, dell’ubicazione e delle aziende titolari delle cave ancora aperte e in funzione nel territorio regionale, ma anche per sapere quante sono le cave chiuse e dismesse e per capire di queste, quante e quali hanno avviato e concluso le attività di bonifica. Inoltre ha presentato una nuova mozione in Consiglio regionale che impegna il governatore Donato Toma ad adottare il Piano entro sei mesi.
“Non c’è più tempo da perdere – spiega Patrizia Manzo - Il combinato tra una mancata pianificazione e gli effetti delle attività estrattive sul suolo è tutt’altro che invisibile: cime spuntate, crinali scorticati, colline rosicchiate, discariche minerarie, ravaneti - grandi mucchi di detriti e materiali di rifiuto - ormai puntellano anche il nostro fragile territori e l’assenza dei Piani Cava è particolarmente preoccupante. Non possiamo, infatti, non sottolineare che la mancata adozione di piani specifici di programmazione ha come principale conseguenza quella di determinare un eccessivo potere decisionale in chi deve autorizzare le nuove cave e nello stesso controllo del territorio. Per questo da anni mi batto in Consiglio regionale per dotare la Regione di uno strumento indispensabile.
L’adozione del Prae diventa non più procrastinabile - prosegue Manzo - soprattutto considerando che l’obiettivo specifico del Piano è il conseguimento nel breve-medio periodo di un migliore livello di sostenibilità ambientale sociale ed economica dell'attività estrattiva, rendendo compatibili le esigenze di carattere produttivo con quelle di salvaguardia dell'ambiente e del territorio, nonché delle vocazioni agricole, e tenendo conto di molteplici aspetti quali il contenimento del consumo del territorio, la razionalizzazione delle metodologie di coltivazione, la qualificazione dei recuperi ambientali. Il Prae, inoltre, si prefigge l'obiettivo di valorizzare i materiali lapidei caratteristici del Molise per utilizzarli nel recupero delle caratteristiche architettoniche tipiche della regione. Infine - termina éPatrizia Manzo - il Piano è un atto dovuto perché ogni decisione concernente le attività estrattive e l'ambiente comporta dei costi all’intera collettività.