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Il settore della panificazione guarda al futuro. Angelo Ricci: “Siamo fortunati a poter lavorare, ma fatturato a fine anno sarà molto minore”.

Pubblicato: 16-04-2020 - 804
Il settore della panificazione guarda al futuro. Angelo Ricci: “Siamo fortunati a poter lavorare, ma fatturato a fine anno sarà molto minore”. Territorio

Il settore della panificazione guarda al futuro. Angelo Ricci: “Siamo fortunati a poter lavorare, ma fatturato a fine anno sarà molto minore”.

Pubblicato: 16-04-2020 - 804


Il titolare dell’azienda Fornai Ricci di Montaquila si sofferma con la nostra redazione sul difficile momento del settore.

MONTAQUILA. In questo periodo di emergenza legata al Covid-19 sono tanti i settori commerciali che stanno risentendo dello stop o delle limitazioni forzate per quel che riguarda il settore produttivo. La nostra redazione ha contattato Angelo Ricci, storico panificatore molisano e titolare con la famiglia dell’azienda Fornai Ricci, che dal 1967 opera a Montaquila e fornisce pane e bontà varie a tutto il territorio regionale e nazionale. Con Angelo Ricci abbiamo discusso proprio delle difficoltà del momento.

“Siamo operativi dal 1967 – spiega Angelo Ricci alla nostra redazione – ben 53 anni di attività alle nostre spalle, che ho vissuto sempre in prima persona. I miei genitori hanno iniziato tutto ed io e mia sorella man mano siamo stati coinvolti in pieno. Adesso si è aggiunto operativamente l’ultimo dei miei figli contribuendo, così, a rafforzare il concetto di conduzione familiare, nonostante siamo un’azienda con 15 collaboratori a busta paga.

Ebbene  - precisa Angelo Ricci – è la prima volta che sono seriamente preoccupato per il futuro della nostra azienda e dei nostri collaboratori. E’ vero che noi essendo in primis panificatori, agli occhi di chi ha le attività ferme, siamo anche fortunati, ma la verità è che stiamo fatturando il 70% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con prospettiva catastrofiche per tutto l’anno ad oggi, senza riuscire a contenere i costi.

Questo Governo ci aveva tranquillizzati facendoci capire che tutte le attività sarebbero state protette ed aiutate, ma in realtà non si è visto un centesimo o quasi nulla. Tra l’altro, noi per accedere alla cassa integrazione in deroga dovremmo tirare dentro i sindacati (nonostante non superiamo le 15 unità lavorative) versando retroattivamente per tre anni le quote sindacali per ogni dipendente, tra i seimila e gli ottomila euro, fa sborsare cash solo per sedersi a un tavolo e trattare.

Bar chiuso, pasticceria chiusa, consegne a domicilio a rilento che in un territorio come il nostro , vasto e poco abitato, non sono praticabili in modo remunerativo.  Oltretutto – conclude Angelo Ricci – segregate in quarantena, tutte le casalinghe si sono improvvisate pasticcere, fornarine, pizzaiole e molto altro ancora, contribuendo così al crollo del consumo dei prodotti freschi da forno (lievito di birra e farina introvabili nei negozi). Ad oggi non saprei dire se per noi sarebbe stato meglio rimanere chiusi come il resto delle attività.

Speriamo di uscire presto da questa emergenza. Naturalmente il mio pensiero da imprenditore, passa in second’ordine rispetto ai drammi attuali dei decessi, delle terapie intensive, dell’orrore, delle fosse comuni Americane e delle colonne di camion con bare a bordo. Quindi poche lagne, vicinanza a chi ha subito perdite e rispetto massimo per chi sta cercando, giorno dopo giorno, di salvare vite umane con i pochi mezzi a disposizione”.





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