Vittime di una politica miope, concentrata su se stessa e autoreferenziale, che ha sempre usato la sanità molisana come oggetto di una perenne campagna elettorale con contrapposizioni sterili, che non hanno avuto il coraggio di farsi portavoce di un malessere generalizzato rendendo possibili le soluzioni. Ecco cosa siamo: vittime non solo dell’incompetenza ma di quelle posizioni “comode”, di quel braccio di ferro continuo tra opposizioni e maggioranza, di una politica che ha attualizzato il proprio odierno flusso di cassa tralasciando quello delle generazioni future.
Una sanità basata da decenni esclusivamente sui numeri del consenso elettorale, nemico della qualità. Il racconto terribile di un figlio che ha perso il padre in poche ore, che non ha potuto fare nulla per alleviarne le sofferenze, lenirne la solitudine, è un atto di accusa durissimo. Fotografa, con lucidità e dolore, una sanità che non è in sofferenza. È oltre il limite perché non può prendersi cura dei pazienti, Covid e no-Covid, e paga oggi il prezzo altissimo di scelte coraggiose mai fatte.
Siamo in guerra, è chiaro a tutti, e noi facciamo la nostra parte. Ma proprio per questo i cittadini non possono essere tenuti all’oscuro di ciò che accade nei palazzi del potere. A loro poco importa dei personalismi, degli interessi di parte, delle misere lotte di potere che si conducono letteralmente sulla pelle dei cittadini, tutti. Ma ognuno di noi pretende di conoscere la verità nel rispetto del diritto alla salute e a quelle cure che pongano al centro la dignità umana.
Ogni molisano pretende una politica che si occupi di loro, di cui andare fieri.
Oggi vogliamo accendere i riflettori sulle verità raccontate da chi subisce quelle scelte politiche di cui non andare fieri.
“La comunicazione sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nell’implementazione dei modelli organizzativi sanitari a diversi livelli ed in particolare nelle politiche sanitarie preordinate alla ristrutturazione/organizzazione del sistema delle reti.” Concetti condivisibili, distanti dal caos comunicativo di cui siamo vittime, che possiamo leggere tra i documenti firmati dalla struttura commissariale, dal direttore generale per la salute della Regione, dal Direttore generale e da quello sanitario dell’ASReM. Ma queste parole, poi, nel concreto come sono state applicate?
Ancora oggi, nonostante le richieste di stampa locale prima e nazionale poi, di cittadini e di consiglieri regionali non sono noti con attendibilità i posti letto disponibili di semi intensiva e di terapia intensiva.
A chiacchiere in Molise abbiamo 30 posti letto di terapia intensiva, secondo Agenas sono 34. Nel documento di marzo di ASReM leggiamo che nella terza fase i posti letto di rianimazione dovrebbero essere 13 più 6 del blocco operatorio. Nella quarta fase Termoli, Isernia e le strutture private saranno coinvolte per attivare ulteriori posti letto nonostante ASReM abbia individuato nel Cardarelli la struttura sanitaria per la presa in carico e gestione dei casi sospetti e accertati di pazienti affetti da infezione da Covid.
Così - quando il tempo era dalla parte dei cittadini ed evitando di inseguire il Covid così come invece si sta facendo con la creazione, in emergenza, di posti letto, spostando pazienti e reparti - nonostante i teatrini del Consiglio regionale, non si è dato seguito alle indicazioni dei Sindaci e del Commissario ad acta che proponevano l’idea più logica: utilizzare il Vietri di Larino, già dotato di spazi idonei sui quali si sarebbe potuto lavorare durante l’estate dotandolo di organico per arrivare preparati alla seconda ondata. Invece si è preferito cedere il passo alla rete degli ospedali Covid che prevede interventi per la realizzazione di spazi dedicati su tutta la nostra rete ospedaliera.
Chi è responsabile di questa triste storia oscura? La politica passata, capace di creare debito senza la garanzia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) o la politica di oggi che, nonostante la riorganizzazione, ci ha lasciato senza una rete territoriale e senza una rete di emergenza urgenza rispondente agli standard di qualità? Quella politica autoreferenziale che continua a dirci che “va tutto bene” o a dispensare ricette o denunce senza farsi carico della politica delle azioni?
Nonostante il Piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera per emergenza Covid-19 a firma della struttura commissariale, della Regione Molise e dell’ASReM (DCA n.48 del 2020), quello per la riorganizzazione - ma potremmo dire organizzazione - della rete territoriale per l’assistenza così da evitare i ricoveri e allentare la pressione sui nostri medici eroi (DCA n.65 del 2020), nonostante il piano di ASReM che scandisce le quattro fasi dell’emergenza (DDG n.55 del 2020), ora siamo costretti a sentir parlare di ospedali da campo per fronteggiare tempi peggiori. Senza personale, senza dignità nelle cure che i cittadini d’Italia, maggiormente quelli vessati da tasse utilizzate per ripagare i debiti sanitari, pagano.
Il presidente Toma dovrebbe fare chiarezza rispondendo ad alcune semplici domande: quanti sono i posti letto occupati in terapia intensiva sul totale dei disponibili, di cui quanti ampliabili e dove? Quanti sono i posti letto occupati in malattia infettive sul totale disponibile, di cui quanti ampliabili e quali i reparti convertiti per lo scopo? Quanti sono i medici assunti durante la pandemia? Quali i tempi per l’affidamento dei servizi per la medicina territoriale, di cui alla procedura approvata con provvedimento del direttore generale ASReM n.1304 del 23 novembre 2017? Quali i motivi che hanno spinto a puntare sull’area ex hospice del Cardarelli, sulla struttura di Termoli e Isernia anziché su quella di Larino?
Domande che meritano risposte. È il tempo della verità, siamo stanchi dei giochetti sulla nostra pelle.