Campobasso, 9 febbraio 2021 - «In Europa, alla fine del secondo conflitto mondiale, il “diritto” dei vincitori sui vinti fu causa delle cosiddette pulizie etniche, che non coinvolsero solo coloro che avevano collaborato con nazisti e fascisti, ma anche la popolazione che nulla aveva avuto a che fare con i regimi e il cui unico torto era quello di appartenere alle nazionalità tedesca e italiana.
Accadde nelle regioni orientali della Germania che, secondo i piani di Stalin, avrebbero dovuto essere annesse alla Polonia, ai Paesi baltici, ai Sudeti, all’Ucraina. Qui circa dieci milioni di tedeschi, insediati in questi territori da secoli, furono allontanati dopo che le loro proprietà erano state confiscate. Un esodo di massa verso la Germania dell’ovest.
Analoga situazione si determinò in Istria e Dalmazia, due regioni dove viveva una comunità italiana insediatasi fin dai tempi della Repubblica di Venezia e dove dal 1941 l’occupazione italo-tedesca si era resa responsabile di episodi disumani e violenti. In questo caso non si trattò solo di un esodo.
I partigiani comunisti del maresciallo Tito intrapresero un’azione militare per la conquista di quelle zone, ma infierirono con inaudita violenza sui civili italiani con palese violazione dei diritti umani. Alcuni riuscirono a fuggire, altri sfortunatamente non ce la fecero, finendo con l’essere uccisi e scaraventati nelle foibe, grosse caverne caratteristiche della regione carsica e dell'Istria.
Le ricostruzione storica è necessaria per informare soprattutto le giovani generazioni, che spesso ignorano, non per colpa loro, la verità dei fatti.
Per troppi anni i massacri delle foibe non sono stati ricordati con l’attenzione che meritano. Forse, per misera opportunità ideologica o per sottovalutazione dell’accaduto, questa pagina buia di storia è stata per molto tempo accantonata e consegnata ad un colpevole silenzio.
Finanche nei testi scolastici, fino a una decina di anni fa, la questione non veniva trattata.
Soltanto nel 2004, con la legge n. 92 del 30 marzo, è stato istituzionalizzato il "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Ancora oggi, purtroppo, dopo settantacinque anni, c’è chi, strumentalmente e politicamente, tende a minimizzare quanto accaduto o a considerarlo un effetto collaterale della guerra, pur di non ammettere un’inconfutabile realtà. I crimini contro l’umanità, da qualsiasi parte provengano, sono riprovevoli e non includono attenuanti di sorta. Ecco perché in questo giorno dobbiamo riflettere, ricordare, condannare con fermezza, confrontarci con quanti tali eventi non li hanno vissuti, affinché siffatte nefandezze non abbiano più a ripetersi».
L'intervento del presidente della Regione Molise, Donato Toma, in occasione del Giorno del ricordo, che si celebra il 10 febbraio.