Presenzano. Leggere poesie è diventato così raro. Lo è anche incontrare veri poeti che, all'apparenza, sembrano fugaci scrittori di attualità. Giuseppe Bocchino, nella sua penna, ha il mistero dei versi sussurrati a coloro, fortunati, che vorranno ascoltarlo.
E' una poesia non facile da decifrare ma deliziosa poiché in essa si assapora la natura. Così, nel descrivere il mare nella baia, evoca strani presagi: “Il mare sembra calmo, sembra piatto, ma non c'è pace dentro l'onda, non c'è porto sicuro per la nave nera”. E' sorprendente come “Nella tormenta” riesca a entrare in un ippocastano e a dargli voce: “S'attorce l'ippocastano sotto il carico della neve: inchiodate ad un muro d'inchiostro, crepitano le tenere fibre dei rami che la tormenta mutila”. Attento nell'usare espressioni che calzano la vita quotidiana e evocano l'immagine dell'umanità, quella prodotta dalla mente evoluta. Nel “Porto di Mola” il panorama dei primi versi svela, dopo, la ricerca delle verità assolute quando scrive: “(…) mi porto in processione un crocifisso di desideri”. Ed è il riconoscimento dell'essenza della natura, parte e scintilla del Creato, che più di ogni cosa rende caro questo poeta con i suoi “Versi fuori corso”.
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Lo si immagina accanto a “La quercia sul confine” del suo vigneto parlare con l'albero e omaggiare l'alba: “(…) Siamo ancora qui: salutiamo il giorno, diamo il benvenuto al sole”. Uno scrittore non potrà mai essere felice narrando i miseri fatti di popolarità effimera. Non lo sarà ancor di più un poeta alla ricerca costante del suo sentire interiore. Per questo i quarantun anni di Giuseppe Bocchino, prima giornalista, oggi scrittore e poeta, sono il segno di una rinascita piena, col battesimo della prima opera. Una raccolta di poesie, edita da Giuseppe Vozza, che da Presenzano, sua terra d'origine, porterà la voce e l'anima gentile di un uomo fuori dagli stretti confini della carta stampata. Benvenuto poeta. Roberta Muzio.