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Isernia: il No allo SPRAR è una scelta insensata.

Pubblicato: 24-04-2017 - 351
Isernia: il No allo SPRAR è una scelta insensata. Politica

Isernia: il No allo SPRAR è una scelta insensata.

Pubblicato: 24-04-2017 - 351


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA COMUNITÀTTIVA

Il tema legato alle gestione del flusso di migranti provenienti dai paesi extra UE sta assumendo, sempre più, i contorni di una problematica difficilmente risolvibile nella provincia di Isernia. L’approccio della popolazione isernina rispetto all’argomento si è recentemente palesato con il confronto tra due manifestazioni, una a favore del processo di integrazione, l’altra contro l’accoglienza dei migranti, alle quali hanno partecipato numerose persone. Isernia, pur essendosi sempre contraddistinta quale città con uno spirito comunitario e di fratellanza, si sta dimostrando restia all’apertura verso culture e persone provenienti da paesi differenti.


Dinnanzi ad un quadro della situazione estremamente complesso la classe dirigente locale, che da settimane tenta di affrontare il discorso migranti ricorrendo a disparate e contrastanti dichiarazioni, ha deciso di riunire lo scorso 20 aprile un consiglio comunale monotematico per discutere di eventuali decisioni da assumere.


L’occasione si è resa necessaria in quanto il 5 maggio 2017 è il termine ultimo concesso al comune di Isernia per fornire una risposta al Prefetto in merito all’adesione al progetto SPRAR. Il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e i Rifugiati) rappresenta la rete di accoglienza messa in piedi dagli enti locali, in raccordo col ministero degli Interni, per garantire un processo di protezione e di integrazione per persone provenienti da altri territori e in situazione di difficoltà. In maniera molto sintetica, il progetto prevede che i territori che aderiscono alla rete devono accogliere un numero di migranti calcolato parametrato alla popolazione dei residenti nel territorio medesimo. La città di Isernia, seguendo tale parametro, potrebbe accogliere fino a 266 richiedenti asilo e rifugiati.


Il consiglio comunale nella seduta del 20 aprile ha discusso ed approvato, a larga maggioranza, un atto di indirizzo che impegna il Sindaco a non aderire al progetto SPRAR perché, sostanzialmente, “è necessario dare priorità agli italiani”. Non vogliamo entrare nel merito di dietrologie derivanti da ideali politici vetusti, che ovviamente non condividiamo, vogliamo però contribuire a delucidare alcuni aspetti che forse sono poco chiari.


Abbandonare l’adesione al progetto SPRAR non significa limitare o eliminare il problema della presenza dei migranti sul territorio, anzi tutt’altro. Senza l’adesione allo SPRAR sul territorio del comune di Isernia potranno sorgere un numero indefinibile di Centri di Accoglienza Temporanea (CAT) gestiti da privati che potranno far aumentare, senza tetto massimo, il numero dei migranti in quanto non vi è alcun parametro legato alla popolazione residente.


Abbandonare l’adesione al progetto SPRAR vuol dire rinunciare ad opportunità di lavoro per numerose figure professionali qualificate che, grazie ad una gestione pubblica, sarebbero individuate grazie ad un sistema meritocratico di selezione. Con i CAT i privati sceglieranno, privatamente, il personale chiamato a lavorare presso le strutture senza essere vincolati a criteri di professionalità e merito, potendo, inoltre, ricorrere ad un utilizzo non regolare delle ore di lavoro per persona.


Abbandonare l’adesione al progetto SPRAR significa non garantire i livelli igienico-sanitari standard individuati dai protocolli pubblici, in quanto i CAT non sono sottoposti ai medesimi rigidi controlli previsti per i progetti degli enti locali. Ciò potrebbe esporre la collettività a rischi di carattere sanitario e la chiusura, da parte del prefetto, di ben tre centri di accoglienza della provincia di Isernia negli ultimi giorni rappresenta un allarme concreto.


Abbandonare l’adesione al progetto SPRAR significa far cadere anche quell’ultimo briciolo di umanità che una parte della nostra comunità sembra avere dimenticato. Infatti grazie allo SPRAR si potranno avere eventi e attività legate alle integrazione tra le differenti culture in modo da evitare gli episodi di lotta e contrasto che, purtroppo, potrebbero accadere con i CAT in quanto ad essi non spetta l’obbligo di fare attività d’integrazione culturale.


L’adesione allo SPRAR, tanto condannato da ben 27 consiglieri comunali su 32, garantirebbe quindi un tetto massimo alla presenza di migranti sul territorio cittadino, un incremento dei livelli occupazionali basato su merito, professionalità e legato a parametri della gestione pubblica, il controllo rigoroso dei livelli igienico sanitari mantenuti dalle strutture ospitanti e, soprattutto, la capacità di unire in armonia culture differenti. Dall’altra parte la mancata adesione non risolve assolutamente il problema della gestione dei migranti.


Per tali considerazioni ComunitAttiva invita il Sindaco di Isernia e la giunta comunale a non considerare l’atto di indirizzo votato dal consiglio comunale, formalizzando l’adesione al progetto SPRAR. I tempi per assumere una scelta che risponde ai criteri di una politica pubblica basata su efficienza efficacia ed umanità ci sono e la città è ancora in tempo per guardare al futuro con maggiori certezze.


Vogliamo infine ringraziare gli unici tre consiglieri comunali che hanno avuto il coraggio di votare contro una presa di posizione insensata. A coloro i quali invece hanno votato contrariamente immaginando un probabile accrescimento del consenso popolare, annunciamo che questa scelta inopportuna potrebbe ripercuotersi negativamente su tutto il tessuto sociale cittadino e creare quindi un effetto boomerang in termini di consenso.


La città di Isernia è capace di gesti di grande coraggio ed umana fratellanza, non a caso il nostro monumento più importante porta con se l’aggettivo Fraterna. Siamo stati e vogliamo continuare ad essere una città solidale, in particolare con chi è in difficoltà. Ora però spetta alla nostra classe dirigente dimostrare che quella nostra Fontana non appartiene solo al passato.





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