Dopo cinque lunghi anni ecco che, a pochi mesi dalla prossime elezioni, ci si ricorda della necessità di una modifica alla legge elettorale regionale. Il presidente della Regione, pochi giorni fa, ha infatti assicurato che sarà rivista entro la fine dell’anno. A noi però sembra assurdo che una materia così delicata venga affrontata di fretta e furia all’ultimo momento, come se fosse possibile recuperare in extremis ciò che non si è fatto fino ad ora.
In realtà, esiste una soluzione che metterebbe tutti d’accordo, che è stata illustrata in passato da Roberto Di Sario, esperto in materia. Di Sario suggeriva di riprendere la legge attuale, che abbiamo votato nel 2013, e inserire una modifica, un ‘rattoppo’, come a voler correggere un errore.
L’esempio su cui si basa l’analisi di Di Sario è quello del conflitto fra l’attribuzione a ciascuna circoscrizione del numero di consiglieri spettante e l’assegnazione del seggio spettante a un gruppo di liste alla circoscrizione in cui la relativa lista abbia ottenuto la più alta fra le quote percentuali dei quozienti circoscrizionali. “Garantire – scrive Di Sario - sempre e comunque quest’ultima esigenza, come fa la legge vigente (art. 15, comma 10), può tradursi assai facilmente nel sacrificio dell’altra. La soluzione che si propone inverte questo ordine di priorità e riconosce all’adeguata rappresentanza numerica dei territori nel consiglio regionale maggiore dignità rispetto alla prevalenza di una percentuale di quoziente elettorale circoscrizionale su un’altra. Oltretutto quasi mai a tale prevalenza corrisponde un maggior peso (percentuale) di un gruppo in una determinata circoscrizione, soprattutto in regioni con circoscrizioni notevolmente differenti per dimensione come il Molise.
Anzi, in virtù di quella differenza demografica, si assiste facilmente all’assegnazione del seggio alla lista che nella propria circoscrizione ha ottenuto una percentuale di voti notevolmente più bassa, a volte persino la metà, di quella della lista presente nell’altra circoscrizione. Il metodo, oggetto di una fase “correttiva” (o “di riequilibrio”) del procedimento di attribuzione dei seggi da posporre alle due contemplate nella legge vigente, consiste nell’individuare fra i gruppi presenti in entrambe le circoscrizioni che si sono visti attribuire in prima battuta un seggio con i voti residuati o con i resti nella circoscrizione “eccedentaria” quelli per i quali la differenza fra le quote percentuali dei quozienti elettorali circoscrizionali risulti minore. Con l’adozione di questo metodo i seggi spettanti a tali gruppi verrebbero assegnati, in misura pari a quella dello squilibrio, alla circoscrizione deficitaria. La relativa novella – conclude - consisterebbe nell’aggiunta all’articolo 15 della legge 108 del 1968 di un comma, l’11 bis (o nella sostituzione dell’attuale comma 12, che verrebbe abrogato o diverrebbe l’incipit del comma 13; o nell’aggiunta, mutatis mutandis, di periodi al comma 10)”.
Dunque, se si vuole davvero restituire la giusta rappresentanza alla provincia d’Isernia, nonché restituire dignità ad un territorio ormai destinato al declino, esiste una proposta ‘ad hoc’, che sembra propio un’ottima e semplice soluzione.
La nostra non vuole essere una mera provocazione, ma se si vuole risolvere il problema si deve agire subito, considerato che non c’è più tempo disponibile per continuare a pensare, a fare valutazioni, a studiare sotterfugi e a far chiacchiere.
Orami i cittadini sono stanchi, sono stanchi dell’apparenza senza sostanza, che ha portato l’intero territorio pentro in una crisi che abbraccia tutti i settori, nessuno escluso. Forse ci vuole meno tempo per riscrivere la Carta Costituzionale che per rivedere la legge elettorale del Molise. Siamo stanchi. E ormai non ‘abbocchiamo’ più ai finti miracoli degli ultimi giorni, come quando uno studente cerca di recuperare l’anno nell’ultimo mese di scuola.
Eppure siamo qui a proporre una soluzione rapida, semplice e che a nostro parere potrebbe, tra gli altri vantaggi, aiutare la provincia d’Isernia ad avere la giusta rappresentanza in seno al Consiglio regionale.