Stupisce la posizione del Ministro Di Maio che, in netta contraddizione con la regolazione dei contratti a termine, apre alla forma di precariato più estrema.
Una distanza abissale tra le enunciazioni e i fatti. Di Maio afferma di voler eliminare la precarietà ma apre alla reintroduzione dei voucher in Agricoltura e nel Turismo dimenticando il Ministro che proprio in questi settori si è avuto l’abuso massimo del loro utilizzo.
I buoni lavoro, per esempio, nel Turismo servivano per istituzionalizzare il lavoro nero, per garantire le aperture notturne delle grandi catene di distribuzione creando veri e propri eserciti di sfruttati. Alcuni operatori della ristorazione collettiva usavano i voucher in occasione dell’apertura di nuovi punti vendita, ristoranti li usavano in sostituzione di contratti veri.
Il Ministro Di Maio dovrebbe ricordare quando definiva i voucher una “forma di schiavitù” e ritornare sui suoi passi poiché appare fin troppo chiaro che l’unica necessità che si intravede dietro questa decisione è quella di una riduzione dei costi per le imprese fatta sulla pelle dei lavoratori. L’obiettivo più volte dichiarato di voler rilanciare l’economia non può prescindere dalla valorizzazione del lavoro: quello stabile e contrattualizzato.
La CGIL dichiara fin da ora di essere pronta a mobilitarsi ancora contro il ripristino dei voucher ripristinati dal Decreto Dignità che di dignitoso ha sempre meno