La Forza dei Fatti e le ragioni di uno Slogan!
La Cisal non partecipa al “Festival della Comunicazione” tesa alla divulgazione di uno “Slogan”!
Chi parla è un ex lavoratore in carico alla Unilever dal lontano 1983. Dal 1985 mi occupo di rappresentare le istanze sindacali dei lavoratori. Ho assistito al profondo e graduale mutamento del mercato del lavoro, mosso da nuovi modelli economici, con evidenti ripercussioni sul linguaggio e sul registro linguistico adottato in seno all’azienda. Nel trascorso ho sposato in gran parte degli appuntamenti ai tavoli aziendali, le proposte avanzate dall’ufficio dirigenziale. Era semplice intendersi e il benessere dello stabilimento era prioritario per tutti. Attualmente, invece, noto una difficoltà di intesa che si traduce in una profonda incomunicabilità. Ciò condiziona non solo le relazioni sindacali, ma anche la stabilità emotiva del personale. Ho iniziato, perciò, ad insistere sull’argomento legato al futuro di Pozzilli. Nell’attesa di risposte, mai pervenute in senso chiaro ed univoco, ho rilevato un’abile mossa dialettico-mediatica, tale da declassare le nostre domande a mere illazioni e speculazioni.
Eppure davanti a noi ci sono i fatti.
Mai, nei 40 anni di storia di questa fabbrica è successo che a dicembre non ci fosse chiarezza sui volumi per l’anno che sta per iniziare.
Mai successo che a dicembre non ci fosse il dettaglio dei volumi linea per linea e trimestre per trimestre.
Tutto ciò in concomitanza con notizie, anche queste poco lusinghiere, di test a Casalpusterlengo di produzioni storicamente allocate a Pozzilli, di investimenti a Port Sunlight e a Nyrbator e con Pozzilli esclusa dai progetti dell’industria 4.0 di cui si è discusso ad un tavolo nazionale che volutamente ha escluso la CISAL, sindacato che rappresenta da sempre la maggioranza dei lavoratori della fabbrica di Pozzilli.
La risposta alle nostre domande è sempre stata: “non ci sarà una delocalizzazione!”
Ebbene, dicesi delocalizzazione: lo spostamento di un impianto industriale da uno Stato all’altro. Se la produzione si spostasse a Casalpusterlengo, nei fatti non avremmo alcuna delocalizzazione. Lo stabilimento di Pozzilli, però, chiuderebbe i battenti. Dunque questa affermazione non risponde alla nostra precisa domanda.
Noi non facciamo illazioni.
Per tanti anni i Direttori che si sono susseguiti qui a Pozzilli ci hanno sempre detto che dovevamo competere con Casalpusterlengo e che prima o poi l’azienda avrebbe scelto tra Pozzilli e Casalpusterlengo. Negli ultimi 15 anni tali Direttori hanno affermato anche che “non è possibile continuare a lungo con due fabbriche italiane nel network”.
E allora chiediamo:
“E’ forse arrivato questo momento”?
Alla luce di quanto sopra, è congrua la risposta aziendale rispetto ad una disamina puntuale e precisa che nessuno può smentire?
In tale contesto, la Cisal, interpretando il proprio ruolo sindacale attento alle dinamiche industriali, ritiene di aver centrato il punto e si sente costretta ad approfondire e ripete una semplice domanda:
Cosa intende fare Unilever della fabbrica di Pozzilli nei prossimi 3-5 anni?
Una domanda Sindacale così precisa e puntuale se ottiene una risposta da Unilever con la frase: “Non esiste un piano di delocalizzazione”, significa che si vuole rimanere nell’ambiguità con uno Slogan a doppio effetto.
Ciò giustifica i nostri ulteriori dubbi e ci porta a chiedere ancora:
Ma cosa significa veramente “no delocalizzazione”? E perché non si risponde alla vera domanda:
Unilever intende mantenere i livelli produttivi e occupazionali anche nei prossimi 3-5 anni oppure si sta preparando alla dismissione (magari alla vendita)?
Il senso critico (e non di mera contrapposizione) che deve essere di tutto il sindacato e la passione per i diritti dei lavoratori non ci fa desistere dal riproporre le stesse domande:
Unilever intende rimanere a Pozzilli nel nuovo decennio?
Esiste un piano per valorizzare questa fabbrica dopo ben 3 ristrutturazioni in otto anni (la fabbrica è passata da 230 addetti del 2011 a 150 addetti ad oggi)?
Martone e la Cisal non sono impazziti e non si sta giocando a “al lupo, al lupo” come qualcuno vuol far credere. E non si accetta il tentativo di svilire il ruolo del sindacato attraverso il ricorso al nuovo Slogan “no delocalizzazione”, inventato per metterci il bavaglio e per mettere tutto a tacere.
All’incontro del 20 dicembre u.s. eravamo presenti anche noi.
Non abbiamo sentito alcuna smentita riguardo alla chiusura o alla vendita, sia il Direttore dello stabilimento che il Responsabile del Personale si sono limitati a mantenersi coerenti rispetto allo slogan, “no delocalizzazione”.
E allora noi rilanciamo e invitiamo le istituzioni e le altre sigle sindacali ad esercitare un sano senso critico di fronte alle risposte vaghe dell’azienda.
E insistiamo:
Dove saranno allocati gli attuali volumi di Cif e Coccolino nel 2021?
Esisterà ancora una fabbrica a Pozzilli tra tre anni?
Nel caso esisterà ancora la fabbrica di Pozzilli, Unilever ne sarà ancora proprietaria?
La storia ci è testimone.
Ogni volta che siamo stati chiamati a fare sacrifici in nome della crescita o anche solo dell’efficienza, non ci siamo mai tirati indietro. Ora, proprio perché per 40 anni siamo stati protagonisti delle Relazioni Industriali, contribuendo alla leadership di Pozzilli in Europa, non possiamo fare a meno di svolgere il nostro ruolo di sindacato. E continueremo a fare domande chiare nell’interesse dei lavoratori e del territorio.
Aspettiamo risposte chiare.
Pozzilli, 22.12.2019
Antonio Martone