L’Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, Monsignor GianCarlo Maria Bregantini, ha scelto la Città di Bojano per presiedere nell’Antica Cattedrale, il 6 gennaio scorso, nella Solennità dell’Epifania del Signore, la Santa Messa, concelebrata dall’Arciprete don Rocco Di Fillippo, Parroco della Cattedrale.
L’Arcivescovo Bregantini si è rivolto ai fedeli così: “Sono molto lieto di celebrare con voi questa Festa mirabile, porto il saluto di tutta la Diocesi in questa Antica Cattedrale ed a tutta la Città di Bojano”.
Alla funzione liturgica del mattino, animata dal Coro diretto da Antonio Sassani ed accompagnato da lui con la chitarra e da Giuseppe Sbarra con l’organo, hanno preso parte anche le Suore Discepole di Gesù Eucaristico di Bojano e di Campobasso con la Superiora Suor Sandra Malatesta, il diacono recentemente ordinato Davide Picciano, i ministri straordinari dell’Eucarestia, Pierpaolo Bertone, Nunzia Russo, Giorgio Rostani, i chierichetti, le catechiste, il sacrista Gennaro Di Rienzo impeccabile nell’organizzazione e Francesco Natalizia che ha realizzato il bel Presepe posto accanto all’altare, dove pure si può ammirare il Bambinello, e le composizioni floreali che hanno adornato la Cattedrale.
“Sentiamo che la vita è un perenne, eterno cammino in stile sinodale, oggi a camminare con noi sono tre ragazzi, tre Magi, come ho raccontato ieri ai giovani seminaristi, “c’erano una volta”, così mi piace intitolare la Festa di oggi, tre ragazzi che scoprono in cielo qualcosa di grande, di nuovo, una stella, una chiamata, una vocazione, vogliono partire ad ogni costo - ha detto nell’Omelia l’Arcivescovo Bregantini commentando la meravigliosa Pagina del Vangelo (Mt 2,1-12) – loro tenacemente partono perché credono che Dio chiama, che Dio è forte e partono; tutta la notte la stella gli appare sempre più luminosa, ma una sera arriva la crisi, la notte non appare più la stella, pensano di aver sbagliato e che gli amici avevano ragione che non era il caso di partire, ma non sanno come fare a tornare indietro, rischiano di essere presi in giro dagli amici e vanno avanti lo stesso, arrivano a Gerusalemme”.
“Qui sentono il bisogno di una conferma, aprono la Parola di Dio, illuminante e sconcertante, che dice a loro che non in una grande città appare il Signore, il Salvatore, non è a Gerusalemme, ma è nella piccolissima cittadina di Betlemme, non nella grande capitale, ma nel Molise, piccolo e talvolta poco considerato, che appare il Signore – ha spiegato Monsignor Bregantini – loro credono in questa Parola; anche i sapienti sanno che appare a Betlemme, sanno ma non vanno, ad indicare che nella vita non basta sapere le cose di Dio, bisogna vivere le cose di Dio, bisogno credere in esse, metterci la faccia e rischiare, non basta sapere i libri, bisogna testimoniare la nostra Fede, con fiducia e talvolta anche con rischio; loro scelgono di partire credendo non più alla stella, ma alla Parola, non più a ciò che vedi ma a ciò che non vedi, loro hanno creduto nella speranza”.
“Questa Fede li ha gratificati, la stella gli appare piena di luce e di gioia e li conduce ad una capanna dove Maria e Giuseppe gli fanno vedere il Signore della Gloria, Cristo Gesù, Stella vera del mattino, luce della tua vita e loro che avevano visto lo splendore di Erode, nel suo palazzo pieno di oro, non credono ad Erode, credono a quel Bambino – ha continuato nell’Omelia Monsignor Bregantini - adorano quel Bambino, a quel Bambino offrono i tre doni, oro, incenso e mirra, non a Erode, non al potere, non ai soldi, non alla potenza, all’umiltà: questo gesto è il segno della vita, scegliere di stare accanto ai potenti o con i poveri, i piccoli, gli umili e chi ha le armi, come ha detto il Papa ieri, non creda che può risolvere tutto, perché la pace, la diplomazia, il dialogo, l’umiltà, portano alla verità dei fatti”.
“Davanti a quel Bambino i Magi si inchinano e Lo adorano e dicono: Lui è il Signore della vita, è il Signore della mia vita - ha concluso l’Arcivescovo Bregantini – e poi si chiedono: ora per tornare quale strada scegliere? Erode gli dice: tornate da me. È l’inganno del male, il facile del male, e loro coraggiosamente dicono: no, torniamo per un’altra strada. L’invito che rivolgiamo ai giovani è di non seguire la strada più comoda, del potere, del facile, seguite la strada difficile, dell’umiltà, la vera strada della vita”.
Don Rocco nella Preghiera ha ricordato anche don Pasquale Prioriello, originario di Bojano ed era Parroco di Roccamandolfi (IS) ed il giovane bojanese Danilo Sabatino, scomparso prematuramente due anni fa ed ha salutato l’Arcivescovo Bregantini con queste parole: “E’ stato bello il racconto che l’Arcivescovo ci ha donato in questa Festa, vogliamo ringraziare Dio che si manifesta a tutti noi, la presenza del Vescovo è un abbraccio tra Gesù e la Sua comunità”.
Monsignor Bregantini ha ringraziato don Rocco, chiedendo ai fedeli “un applauso per la Cattedrale e per tutta la Città di Bojano”.