In questi giorni la Corte Costituzionale ha assestato l’ennesimo ‘schiaffo’ alla Giunta di centrodestra guidata da Donato Toma, che in spregio alle più basilari normative, persevera con la stesura di atti dichiarati illegittimi. Infatti, il 30 ottobre scorso, la Suprema Corte, ha sancito l’incostituzionalità della Legge regionale n.4 del 2019, che consente l’utilizzazione temporanea del personale delle società partecipate presso altri enti regionali.
Si tratta di una materia in cui vengono messi in gioco interessi pubblici importantissimi e, per questo, il legislatore statale, nel disciplinare le società a partecipazione pubblica ed il rapporto di lavoro dei dipendenti, non prevede la possibilità del comando, cioè di distaccare i dirigenti presso le amministrazioni.
In altri termini, la pronuncia di incostituzionalità della Legge regionale, rende evidente come in Molise la materia della dirigenza pubblica non venga disciplinata secondo le necessità della corretta amministrazione.
Ma, a detta della Corte, si seguono logiche antieconomiche e contrarie alla buona amministrazione, perché di fatto consta ‘l’esigenza di contenere entro limiti quantitativi ristretti gli incarichi ai dirigenti inquadrati nei ruoli dell’amministrazione, al fine di non vanificare, nei fatti, le esigenze tutelate dall’art. 97 della Costituzione’.
Inoltre, va ribadito come l’aspetto più rilevante della sentenza sia individuabile nella parte della motivazione in cui si certifica l’incostituzionalità degli articoli 15 (comma 2) e 16 (comma 1) della Legge regionale. In questi articoli, la Regione esclude alcune posizioni dirigenziali conferite dalla Giunta dal computo della dotazione organica, nonostante i limiti percentuali previsti e del tutto inderogabili (articoli 19 comma 5-bis del 2001). La conseguenza che ne scaturisce è del tutto evidente: escludendo alcune posizioni dirigenziali dalla dotazione organica, si eludono le percentuali previste dalla legge (10% per dirigenti di prima fascia e 5% per dirigenti di seconda fascia) e, conseguentemente, si creano le condizioni per moltiplicare i dirigenti oltre le necessità. E, quindi, si aumentano i costi che gravano sui cittadini.
Questo non lo dice Andrea Greco o il MoVimento 5 Stelle, bensì il più alto organo costituzionale del Paese. Capirete che in ballo ci sono centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici assegnati a questi dirigenti. Per tre di essi, ad esempio, la spesa prevista sfora di gran lunga il mezzo milione di euro.
Ritengo la questione ancor più grave perché non è la prima volta che la Regione Molise tenta di eludere i limiti percentuali. Anzi si può affermare che ci si ostini a riproporre una disciplina già in passato ritenuta illegittima dalla stessa Corte.
È impossibile non pensare a quanto accaduto nel 2016 con la sentenza n. 257, quando la Suprema Corte ha dichiarato incostituzionale la Legge regionale di stabilità del Molise in considerazione della ‘non computabilità di alcune posizioni nella complessiva dotazione organica regionale di dirigenti di prima fascia che ne determina in ogni caso effetti negativi, sia di ordine finanziario, in relazione ai costi derivanti dalla retribuzione dei dirigenti interessati, sia riguardo ad un razionale assetto organizzativo realmente rispettoso delle previsioni normative in materia, e dunque produce, in definitiva, effetti negativi sul reale contenimento complessivo della spesa’.
In virtù di tutto ciò non mi resta che regalare una copia della Costituzione a Donato Toma, con l’auspicio che da oggi in poi il governatore e la sua Giunta possano adempiere a quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale. Contrariamente, sarò costretto a ricorrere alla Corte dei Conti e a chiedere la discussione immediata della nostra mozione su questo argomento. Anche questa volta, avevamo ampiamente preannunciato la bocciatura di Toma su una problematica che di fatto continua a penalizzare le casse regionali e di conseguenza tutti i cittadini molisani.