I conti pubblici della Regione sono in stato comatoso. Ancora una volta, gli organi di controllo, la magistratura contabile hanno bocciato l’operato degli amministratori che continuano ad aggravare i numeri. La Regione Molise, infatti, è vicina al dissesto contabile e finanziario. Il disavanzo di amministrazione prodotto nel 2019 è stato di circa 533 milioni di euro, rispetto ai 511 del 2018: un peggioramento di 22 milioni che ha spinto la Corte dei conti a bocciare il Rendiconto 2019 giunto in Aula con ritardo per la seconda volta consecutiva. Vuol dire che la Regione Molise ha gestito il proprio bilancio in base a dati contabili presunti e relativi ai precedenti esercizi.
Anche i residui sono eloquenti. I crediti vantati dalla Regione, infatti, crescono ma più sono vecchi più diventano inesigibili. Alla chiusura dell’esercizio 2019 sono pari a 699.142.014 euro ma sono conteggiati addirittura crediti per 5 milioni di euro vantati nei confronti di Erim risalenti al 1985 e 32 milioni derivanti dai fondi fiduciari gestiti da Fin Molise che abbiamo già dimostrato essere spariti nel nulla. Insomma, siamo di fronte a una situazione ben peggiore di quella che si vede nelle carte.
Non si riesce neanche a gestire l’ordinario. La magistratura ha accertato le difficoltà della Regione sulla gestione e la programmazione di risorse e spese, segnalando l’esistenza di fatture per l’acquisizione di beni e servizi per le quali, tuttavia, l’ente non ha impegnato le somme corrispondenti rendendo inattendibili i dati del rendiconto che non rappresenta tutte le spese annuali.
Ne sono un esempio le fatture di Trenitalia: a fronte di contratti di servizio che consentirebbero l'esatta determinazione delle risorse da assegnare ai capitoli di spesa, si continua a sottostimare gli impegni in fase di previsione, con notevole aggravio di costi, in termini di interessi, a carico della Regione. Solo per il 2019 infatti, terzo e quarto trimestre, il debito fuori bilancio con Trenitalia ammonta a 6.798.959 euro.
A ciò si aggiunga il crollo della disponibilità di cassa dell’ente, in tre anni passato dai 250.930.000 milioni di euro al 1° gennaio 2017 ai 47.913.000 milioni di fine 2019: meno 80,91 per cento.
Poi c’è il problema personale. Rispetto al 2018 aumentano sia la spesa sostenuta dalla Regione per le retribuzioni lorde del personale a tempo indeterminato, che ammonta a 23.792.814 euro, sia il totale del costo del lavoro che ammonta a 41.845.086 euro.
Aumenta la spesa ma anche il precariato: dal 2009 ad oggi i dipendenti a tempo pieno e indeterminato sono passati dagli 833 del 2009 ai 523 di fine 2019: quasi la metà. Di contro, come rilevato dalla Corte dei Conti in sede di parifica, la spesa per le collaborazioni coordinate è aumentata del 77,3 per cento rispetto al 2017 e del 14,2 rispetto al 2018, ben al di sopra dei limiti il cui mancato rispetto costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.
Anche la spesa complessiva per gli incarichi di studi, ricerca e consulenza nel 2019 è aumentata, più 164,5 per cento rispetto al 2017 e 59,7 rispetto al 2018.
Passando alla Sanità: nonostante le risorse ricevute dallo Stato e dalle altre regioni, il bilancio d’esercizio Asrem mostra una perdita d’esercizio di 119,819 milioni a causa di vari fattori, primo tra i quali l’accantonamento di 39 milioni di euro deciso da Asrem come parziale copertura dei contributi INPS sospesi per il sisma 2002.
Intanto sale la spesa per servizi, sanitari e non, passando da circa 206 milioni del 2016 ai 222 del 2019; cresce l’acquisto di servizi dal privato, da 206 milioni del 2016 ai 222 del 2019; scende la spesa del personale sanitario, da 155 milioni del 2016 ai 145 del 2019, che indebolisce i servizi erogati dalle strutture sanitarie pubbliche.
La Procura della Corte dei Conti ha poi bocciato la Giunta sull’annunciato taglio delle Partecipate parlando di “azioni di razionalizzazione e dismissione annunciate ormai da anni che sono immotivatamente omesse”. A tal proposito resta intatto il mistero di Molise Dati e gli 8 milioni di euro spariti da un bilancio all'altro.
A quanto pare, la società ha comunicato un credito verso la Regione di 7.911.455 euro ma all’ente risulta un debito verso la società di 1.484.997 euro, un esempio di inadeguatezza gestionale, ma anche dell'assoluta inattendibilità delle cifre.
Questi sono i numeri, i dati e i fatti che disegnano una situazione contabile drammatica nonostante il presidente Toma sia rappresentante della categoria dei commercialisti.
Davanti a tanta insipienza, il nostro No convinto al Bilancio è dettato dai contenuti di un rendiconto del tutto inattendibile e chi oggi ha votato il documento, nonostante il parere negativo del Collegio dei revisori, si è assunto pesanti responsabilità patrimoniali davanti ai cittadini e alla stessa magistratura.
Ma il nostro No rappresenta anche il rifiuto di una politica alle prese con un passato perenne, che tenta di sopravvivere oggi senza riuscire a guardare al domani.
Queste incapacità perpetuate nel tempo rischiano di dimostrare l'insussistenza delle ragioni che rendono ancora possibile la nostra autonomia regionale.