In Molise, al momento, mancano informazioni sui dati statistici dei contagi e sulle fasce d’età maggiormente colpite dal virus. Questo accade nella nostra regione. Eppure i numeri, la loro analisi e il loro studio sono gli alleati più preziosi nella lotta all’emergenza pandemica.
In Molise siamo costretti a declinare questi concetti usando il condizionale: avrebbero potuto rappresentare l’arma di conoscenza indispensabile per poter contrastare, con risposte efficaci e mirate - che quindi vadano a colpire nel modo giusto il settore giusto - la diffusione del virus.
Ho perso il conto di quante volte, nel corso dei tavoli Covid che si sono susseguiti in Consiglio regionale, io abbia incalzato la dirigenza Asrem su questo punto: sarà che è il mio ‘mestiere’, sarà che ne conosco a fondo le potenzialità, ma l’esatta conoscenza dei dati rappresenta sempre un valore aggiunto per l’individuazione delle strategie più appropriate.
Scoprire che non ci sono informazioni precise sui dati dei contagi nelle scuole non mi sorprende: è un tema che ho affrontato più volte. La risposta? Promesse, solo promesse mai mantenute.
Mancano i presupposti di base e le informazioni utili per affrontare un tema complesso che, come è evidente, ha diverse sfaccettature.
A dieci giorni dal ritorno in presenza (sebbene al 50%) di migliaia di studenti, l’Iss evidenzia la carenza dei dati forniti dalla Regione Molise: non abbiamo informazioni sulle decisioni adottate per il trasporto pubblico, non sappiamo se siano stati scaglionati gli ingressi, se le corse siano state potenziate.
Eppure è così facile da capire: i nostri ragazzi, colpiti in maniera devastante da questo lungo periodo, dopo aver usufruito dei trasporti pubblici per andare e tornare dalla scuola, rientrano nella proprie abitazioni, dove spesso accade che ci siano i nonni, soggetti fragili ‘spezzati’ da questa seconda ondata della pandemia.
I dati statistici e la loro elaborazione avrebbero potuto indicare con precisione dove si sviluppano più frequentemente i contagi: quanti studenti, docenti e personale scolastico sia stato colpito dal virus, quali le ripercussioni sulle famiglie, sui genitori e i nonni.
Ad oggi gli unici dati certi sui quali basare le nostre considerazioni sono quelli forniti dal Miur: il periodo preso in considerazione è quello che comprende l’avvio dell’anno scolastico e la fine di ottobre, periodo in cui gli alunni delle superiori sono ritornati a seguire le lezioni da casa.
Dati parziali, quindi. Infatti, a quanto pare la nostra regione non compare nell’elenco delle informazioni contenute nel rapporto Iss sui contagi nelle scuole fino alla fine di dicembre. Perché? I dati sono stati raccolti oppure quei dati che quotidianamente sono alla base del bollettino stilato dall’Asrem non sono funzionali ad una strategia in grado di elaborare le risposte più adeguate per contrastare la pandemia?
Siamo in netto ritardo su tutto nella lotta a questo maledetto virus. E sembra che se ne sia accorto praticamente chiunque, tranne chi sta fattivamente gestendo l’emergenza.