La shoah rappresenta una ferita ancora aperta che scuote le nostre coscienze e che ci pone dinanzi a quesiti sulla natura umana e sulla brutalità di un evento che ha segnato la nostra storia. L’istituzione della giornata della memoria vuole essere un monito, soprattutto per le nuove generazioni, di quello che accade quando ci si allontana dalla via della democrazia e della tolleranza.
Il disegno criminale dei regimi totalitari ha portato allo sterminio di milioni di ebrei, rom e sinti, diversamente abili e oppositori politici.
Quel gelido gennaio 1945 dietro quei cancelli di Auschwitz abbiamo scoperto un mondo nuovo, che credevamo impossibile. Invece, purtroppo, abbiamo dovuto fare i conti con una realtà orribile. Le immagini dei campi di concentramento sono impresse nella mente di tutti noi.
Uomini, donne e bambini sfigurati dalla fame e dalle sofferenze. Fosse comuni in cui chi ha perso la vita nelle camere a gas non ha avuto nemmeno il diritto a una degna sepoltura. Quei visi straziati dal dolore ci ricordano che l’odio e il fanatismo, anche nell’ambito della politica, non rappresentano la soluzione, bensì il problema. La shoah ci ha lasciato in eredità un mondo più consapevole e pronto a voltare pagina. Ma troppo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, ci troviamo di nuovo a fare i conti con personalismi e discriminazioni che rischiano di minare quanto fatto fino ad ora per evitare che quanto accaduto il secolo scorso non si ripeta più.
La pandemia da Covid-19, inoltre, ci ha posto dinanzi a una società ancora più fragile, in cui le categorie più deboli sono quelle costrette ad affrontare le maggiori difficoltà.
È proprio in questi momenti difficili che è importante tenere a mente la dolorosa lezione che ci lascia in dote la giornata della memoria: chiudere gli occhi dinanzi a coloro che ci chiedono aiuto può portare a conseguenze tragiche.