Nel giugno del 1926 viene ritrovato a Milano, in un lussuoso appartamento di corso Buenos Aires, il cadavere di una giovane donna, Erminia Ferrara, la quale vive separata dal marito, Giovanni Pettine, un imprenditore cinematografico originario di Isernia, che ha fatto una discreta fortuna con quel nascente mezzo di comunicazione.
Dell’omicidio è accusato Renzo, il figlio appena 17enne della coppia, il quale fornisce agli inquirenti diverse versioni dei fatti, nessuna suffragata da prove convincenti.
Al termine di un processo che attira l’attenzione morbosa dei media e di una vasta fetta di pubblico (tra cui un giovane Carlo Emilio Gadda appena tornato dall’Argentina), suggestionata dal ritrovamento del corpo, custodito in un baule all’interno della casa per ben quattro mesi, il figlio Renzo viene condannato a 15 anni di reclusione, salvo poi uscire dal carcere in seguito all’indulto, dopo averne scontati otto.
L’autrice Adele Rodogna procede alla ricostruzione storica dei fatti, consultando le fonti di archivio e provando a ipotizzare un finale diverso per la storia, che assume connotati di un “delitto politico”, considerando che la vittima aveva frequentazioni negli ambienti fascisti dell’epoca, tanto da essere designata come la Contessa del Viminale, nota alla stampa fin dai tempi del delitto Matteotti per le amicizie con gli alti vertici del Pnf, tra cui Roberto Farinacci, Mario Giampaoli e Arnaldo Mussolini, il fratello del Duce.
Un delitto imperfetto. Il delitto Pettine
Atrio del palazzo San Francesco, martedì 10 agosto, h. 19
Dialogheranno con l’autrice la Preside, prof.ssa Antonietta Izzo Capobianco e il direttore della Biblioteca Romano dr. Gabriele Venditti.