Il 28 aprile si celebra la giornata mondiale della sicurezza sul lavoro.
Prima, durante e dopo il periodo di dura pandemia le forze sindacali hanno posto questo tema come fattore centrale di un’ampia discussione che deve necessariamente riguardare l’intera società e hanno più volte ribadito la necessità di creare una vera e propria cultura della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro e magari anche negli ambienti scolastici e/o in quelli che precedono l’attività lavorativa.
In questa direzione, invece, nonostante proclami, annunci e protocolli spesso disattesi non sembra proprio possibile giungere a una situazione culturalmente accettabile ed elevata che restituisca al lavoro la dignità e la dimensione che merita nello scenario esistenziale globale di milioni e milioni di uomini e donne.
Infatti, recenti dati pubblicati da autorevoli osservatori parlano, a livello mondiale, di 2,9 milioni di persone morte per infortuni e malattie professionali e di 402 milioni di persone coinvolte ogni anno in incidenti sul lavoro.
Dati raccapriccianti che rapportati al territorio italiano ci raccontano di una media di tre persone al giorno che si alzano la mattina per portare il pane a casa, salutano mogli e figli e, purtroppo, non rientrano mai più tra le mura domestiche.
Poco edificante appare anche la classificazione del Molise che in un report recentemente diffuso relativo all’anno 2021 ( in una regione dove si lavora poco e in piena pandemia !!!) è tra le maglie nere d’ Italia insieme a buona parte del centro sud per l’incidenza più alta di morti sul lavoro rispetto alla media nazionale.
Questi freddi numeri dovrebbero portare - non solo nella giornata dedicata alla sicurezza sul lavoro ma per 365 giorni all’anno - tutti noi a riflettere su come poter eliminare le condizioni di insicurezza e a volte di paura che si creano sui luoghi di lavoro anche sotto i nostri occhi.
Non è più tollerabile, soprattutto a fronte di ingenti risorse che si stanno spendendo sul territorio nazionale, che la logica dello sfruttamento e del becero profitto continui a lasciare morti sui cantieri, nelle strade e nei diversi luoghi di lavoro che troppo spesso diventano teatri di morte.
La CGIL, nel continuare a esigere rispetto di regole contrattuali che sono ben definite nei Contratti Nazionali e nel pretendere i dovuti controlli nei diversi luoghi di lavoro resta a disposizione, in primis dei lavoratori, che non devono mai avere paura nel denunciare condizioni precarie e insalubri lavorative, e anche della buona parte di imprenditori coscienziosi e onesti per costruire, insieme, le migliori condizioni che permettano a uomini e donne di realizzarsi nella loro dimensione temporale e territoriale liberamente e in sicurezza attraverso uno degli elementi fondamentali della vita che si chiama LAVORO