Cultura

Cerro al Volturno: si e’ rinnovata la tradizione legata alla maschera zoomorfa del “Re Caprone”.

Pubblicato: 14-02-2024 - 756
Cerro al Volturno: si e’ rinnovata la tradizione legata alla maschera zoomorfa del “Re Caprone”. Cultura

Cerro al Volturno: si e’ rinnovata la tradizione legata alla maschera zoomorfa del “Re Caprone”.

Pubblicato: 14-02-2024 - 756


Si e' rinnovata a Cerro al Volturno la tradizione della maschera del Re Caprone

CERRO AL VOLTURNO. Si rinnova a Cerro al Volturno la tradizione legata alla maschera zoomorfa de "Re Crapone" (Il caprone, in vernacolo locale), cui si aggiungono oggi i "Canti d'Amore". Protagonisti scolari di quinta elementare e studenti di secondaria di primo grado della Scuola locale che, guidati da Gabriel Paolone, hanno quest'anno preso il posto di più esperti adulti, che negli anni hanno recuperato e riportato in auge una tradizione che la comunità cerrese, in particolare quella della frazione Valloni, deve alla civiltà della transumanza. In un tempo ormai vivo solo nella memoria, i pastori del luogo conducevano infatti mandrie di pecore e capre a svernare nelle pianure campane, riportando e adottando al ritorno anche diversi usi e costumi, oltre che culti (quello della Madonna dell'Arco, per esempio), entrati in questo modo a far parte della tradizione locale.



Come questa pantomima, che vede protagonisti una madre e una figlia (rigorosamente due maschi) e una serie di altri personaggi (anch'essi tutti maschi), che rappresentano altrettanti mestieri (anche quelli ormai del tutto in disuso come il funaro, l'acconciapiatti etc.) e che si contendono a suon di canti la mano della giovane da sposare. Canti che evidenziano dapprima le virtù di chi compie il mestiere per convincere la madre a concedere la figlia in sposa, ma che terminano tutti con note satiriche, in qualche modo avallate dalla figura del Poeta che, ultimo ad esibirsi, esorterà tutti a non prendere affatto moglie. Intanto Il Caprone, simbolo di maestosità e di potenza, si aggira fra gli attori e il pubblico generando soltanto fastidio, non terrore. La rappresentazione dunque gioca sì su un canovaccio tramandato oralmente nel tempo, ma è ogni volta affidata all'estro e alla simpatia dei personaggi. Classico invece il finale con l'accensione del fantoccio di paglia che rappresenta il Carnevale. Quest'anno, dunque, la parodia è stata affidata a chi deve conoscere e tramandare a sua volta questa singolare tradizione, ai più piccoli, che hanno girato a bordo di pullman le frazioni cerresi e portato la loro gioia e la loro pantomima in un tour che si è concluso nella piazzetta San Pietro, a Cerro centro, dove sono stati accolti da un pubblico grato e benevolo.


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