Tradizioni

In occasione dell’anniversario della tragedia dell’Arandora Star - 02 luglio 1940. Una tragica storia dimenticata dell’emigrazione italiana e molisana.

Pubblicato: 02-07-2019 - 396
In occasione dell’anniversario della tragedia dell’Arandora Star - 02 luglio 1940.  Una tragica storia dimenticata dell’emigrazione italiana e molisana. Tradizioni

In occasione dell’anniversario della tragedia dell’Arandora Star - 02 luglio 1940. Una tragica storia dimenticata dell’emigrazione italiana e molisana.

Pubblicato: 02-07-2019 - 396


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA LUCIANO MASCIO

“La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia……..” Una folla oceanica assiste al discorso di Benito Mussolini in Piazza Venezia a Roma in un caldo pomeriggio del 10 Giugno del 1940. Di fatto, l’Italia era entrata in guerra al fianco della Germania contro Gran Bretagna e Francia. Con la dichiarazione di guerra inoltrata, su ordine del Primo Ministro Inglese Winston Churchill, numerosi italiani residenti da anni in Gran Bretagna, con il solo sospetto che potessero essere delle spie del fascismo, furono internati e mandati in campi di prigionia (“Aliens Camp”). Ognuno di essi, emigrati da anni, si sentiva parte integrante della Nazione che li aveva accolti e, anche se a fatica, aveva conquistato posizioni di tutto rispetto nel commercio, nella ristorazione, nella finanza, nell’industria dell’abbigliamento, nell’artigianato. Nonostante questo, gli uomini dai 16 ai 75 anni furono allontanati dalle proprie famiglie, dai propri affetti, lasciando nella disperazione mogli, bambini, anziani e persino figli arruolati con l’esercito di sua Maestà britannica. Il rastrellamento dei nostri connazionali fu fatto in modo sbrigativo e veloce, rassicurando le famiglie che gli uomini rastrellati sarebbero tornati a casa in pochi giorni. Le cose non andarono proprio così: molti di loro non tornarono più.

L’obiettivo di Churchill era la deportazione dei prigionieri stranieri lontano dal Regno Unito. La mossa serviva a renderli completamente inoffensivi. I campi di prigionia scelti dal governo Inglese, per i nostri connazionali, si trovavano in Canada e in Australia. Il governo Inglese, per attuare questo piano strategico, decise di requisire una lussuosa nave da crociera della Compagnia Blue Star Line, l’Arandora Star oltre ad altre quattro navi : la Monarch Bermuda, la Qeen Mary, la Duchess of York e la Dunera. L’Arandora Star, per questa occasione, venne riverniciata completamente di grigio, ma non fu apposto nessun segno di riconoscimento di nessuna organizzazione umanitaria.

Il primo Luglio del 1940, sotto il comando di Edgar Wallace Moulton, l’Arandora salpò dal porto di Liverpool, senza nessuna scorta. La destinazione era il Canada, dove circa 1500 uomini dovevano essere internati in un campo di prigionia. Esclusi gli 86 prigionieri di guerra, 200 guardie , 478 austriaci e tedeschi, 174 membri di equipaggio, circa 800 civili erano italiani, originari di varie regioni italiane.

Il 2 Luglio 1940, dopo un solo giorno di navigazione, alle 06:00 del mattino, a circa 125 miglia a nord dell’Irlanda, la nave fu silurata da un U-Boot U-47 comandato dall’asso dei sommergibili Gunther Prien.

Il sommergibile tedesco l’aveva scambiata per una nave da guerra piena di armi, invece, fu un autentico equivoco che sfociò in tragedia. In pochi attimi si era consumata una delle sciagure dell’emigrazione italiana tra le più tragiche della  storia della Seconda Guerra Mondiale. In circa trenta minuti la nave Arandora Star affondò, portandosi negli abissi dell’ oceano atlantico 446 cittadini italiani, emigrati da svariate parti d’Italia. Numerose furono le vittime dell’Emilia Romagna, della Toscana, del Lazio, ma c’erano anche piemontesi, abruzzesi, sardi, siciliani e anche otto molisani.

Abruzzese Giocondino nato a Filignano  il 26/08/1875 e residente a Glasgow, Cimorelli Giovanni nato a Montaquila il 23/06/1875 e residente a Edimburgo, Di Luca Pietro nato a Rocchetta al Volturno il 29/09/1873 e residente a Glasgow, Ferri Fiorentino nato a Filignano il 22/01/1886 e residente a Bellshill, figlio di Angela Mascio, sorella del mio bisnonno Pasquale, Marzella Antonio nato a Filignano il 06/04/1899 e residente a Glasgow, Pacitti Alfonso nato a Cerasuolo il 03/08/1887 e residente a Glasgow, Pacitti Carmine nato a Filignano  il 03/06/1876 e residente a Carfin, Palleschi Nicola nato a Sesto Campano il 16/12/1884 e residente a Glasgow.

La tragedia non ebbe contorni più tragici anche grazie all’opera di coordinamento all’evacuazione del comandante dell’Arandora Star Edgar Wallace Moulton e del capitano tedesco Otto Burfeind, prigioniero sull’Arandora e comandante della nave tedesca SS Adolph Woermann. Da encomio fu anche il comandante di un incrociatore canadese che aveva raccolto il may day, Henry De Wolf, che riuscì a mettere in salvo circa 600 passeggeri. I sopravvissuti in buone condizioni di salute, senza nessuna pietà, il 10 luglio del 1940, appena 8 giorni dopo la tragedia, vennero imbarcati sulla nave Dunera con direzione Melbourne in Australia e, dopo due mesi di navigazione, il 2 settembre, giunsero in Australia.

Oggi 2 luglio 2017 ricorre il 77° anniversario di questa tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Sembra doveroso ricordare il sacrificio di questi nostri corregionali e connazionali e di tutti coloro che hanno subito questo tragico epilogo della loro vita. Un pensiero va sia alle famiglie che, dopo svariati giorni dalla tragedia del mare, hanno avuto la consapevolezza di quanto era successo con l’arrivo della lettera da parte del Segretario di Stato Britannico con la dicitura: “must be presumed missing and probabily lost” che attestava che il proprio congiunto risultava disperso e sia alle famiglie di coloro che furono rinvenuti senza vita sulle spiagge del nord dell’Irlanda e sepolti in cimiteri in un raggio di cento chilometri senza nessun segno di riconoscimento. Tutti gli altri ebbero sepoltura nel vasto e tempestoso mar Atlantico.

Il ricordo di un avvenimento così tragico deve essere di monito per le generazioni presenti e per quelle future e deve aprire una riflessione sugli orrori ai quali si va incontro se prevale l’odio e l’intolleranza verso gli altri. La memoria e la rilettura di questi episodi devono aiutare le generazioni presenti a progettare un futuro diverso.

    Luciano Mascio




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