La provocazione commentata da esperti, docenti universitari, studiosi, a conclusione di un progetto sui Popoli Italici di Molise Noblesse, il Movimento per la Grande Bellezza che si contrappone al doodle sul Molise che non esiste. E poi pane, olio e odori dell’orto, per riscoprire il gusto buono della semplicità. Mercoledì 30 ottobre 2019 a Palazzo Colagrosso.
Esperti a confronto su ciò che bevevano gli italici per accompagnare i pasti e su come vinificavano. Conoscevano la tintilia i Sanniti? L’organizzazione territoriale a terrazzamenti sul Matese di Civita Superiore offre lo spunto per una riflessione su una tesi ardita, e un po’ provocatoria: l’utilizzo di un vitigno autoctono, antenato della tintilia, da parte dei Sanniti, che qui avevano la loro capitale, e che conoscevano bene il processo della vinificazione. E se il vino “tinto” è davvero arrivato con i francesi dalla Spagna, come mai il DNA della Tintilia, confrontato anche conaltre varietà spagnole, ha manifestato una sua peculiare diversità e unicità. Non solo, tutti i cloni di Tintilia campionati in Molise sono risultati uguali tra di loro.
Neanche a farlo apposta, anche questa ennesima “provocazione” arriva da Bojano, sede dell’attivo Molise Noblesse, il Movimento per la Grande Bellezza nato in risposta al doodle virale sul “Molise che non esiste”.
Settimo appuntamento del progetto Popoli Italici, “Sanniti & Tintilia giornata di studio sulla biodiversità” si terrà mercoledì 30 ottobre alle 18.00 a Palazzo Colagrosso, quale evento conclusivo del progetto che ha tenuto a battesimo diversi Outdoor nel corso dei quali i giovani UMDI Turchese hanno provveduto a ripulire i sentieri, lungo cammini antichi di genti e di popoli. Introdotto e moderato dalla giornalista fondatrice di Molise Noblesse, dr.ssa Mina Cappussi, il convegno vedrà gli interventi di esperti e studiosi, il Prof. Nicola Prozzo, (docente Università degli Studi del Molise, noto, tra l’altro, per le Conferenze Camminanti di Molise Noblesse); il Prof. Rossano Pazzagli, (docente Università degli Studi del Molise), la dr.ssa Alessandra Capocefalo (); il Dr. Michele Tanno, (agronomo, esperto di fruttiferi antichi); il Dr Pasquale Di Lena, (cultore della vite e del vino). Special Guest, Fabrizio Russo, della Riserva Moac, che introdurrà l’ultimo album dell’importante formazione musicale molisana, con proiezione esclusiva del video “Tintilia Gran Riserva”. Seguirà un momento conviviale denominato “Pane, olio e odori”, con il pane del pluripremiato forno De Cesare di Macchiagodena (Premio Italiano Camere di Commercio, Premio Roma e Res Tipica) e l’olio sopraffino “Di Flora” Casa del Vento di Larino vincitore del Premio Goccia D’Oro, nella Guida Flos Olei 2018, la più autorevole guida al mondo dell’extravergine. Ovviamente si potrà degustare la Tintilia, mentre scorreranno le immagini degli Outdoor UMDI Popoli Italici “Via degli Eremi”, “Via dell’Acqua”, “La Tintilia di Civita Superiore”, “Samnites Route” dei giovani in Servizio Civile Turchese per il Movimento per la Grande Bellezza e le immagini del Matese di Massimo Martusciello. L’evento, gratuito e aperto a tutti, è organizzato da Centro Studi Agorà, quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani, Università del Molise Dip Sc Umane, Filitalia International chapter Bojano, Matese Mountain Bike, Servizio Civile Universale, Ippocrates, Casa Molise e una serie di partner regionali, nazionali e internazionali per il Patto per lo Sviluppo Del Molise, Turismo è Cultura. La grafica è di Core Graphic di Eliana Cappussi.
Alessandra Capocefalo
"In vino veritas. La complessa storia del vino in età sannitica", il titolo della relazione di Alessandra Capocefalo. “Contenuti e contenitori – spiega - saranno i protagonisti di un percorso che attraverserà il Mediterraneo antico alla ricerca del ruolo del vino e della viticoltura tra i Sanniti. E' una presenza ancora molto legata alla ritualità e alla spiritualità di tipo greco ed etrusco, ma anche segno distintivo di classi elitarie. Le fonti archeologiche sono strumenti privilegiati e preziosi per la comprensione delle abitudini relative al consumo del vino in età sannitica e uno sviluppo della ricerca bioarcheologica, in sinergia con università ed enti di ricerca, potrebbe ampliare lo stato dell'arte e fornire nuove e sorprendenti indicazioni sui vitigni antichi del Molise”.
Rossano Pazzagli
“Patrimonio territoriale come base per la rinascita delle aree interne” il titolo della relazione di Rossano Pazzagli, che si snoderà sul filo conduttore dell'importanza dei prodotti e dei paesi, come elementi distintivi di una realtà come il Molise. Tra questi prodotti, la tintilia, esempio mirabile di come un prodotto autoctono possa offrire contributi effettivo volti a risollevare l'immagine di un territorio, costituendo anche, contemporaneamente, un'occasione per fare impresa e per produrre occupazione. “Dai Sanniti alla Tintilia – precisa - la storia ha depositato qui una consistente eredità che oggi può e deve diventare patrimonio”
Nicola Prozzo
L’intervento di Nicola Prozzo sarà orientato a delineare un quadro di stretta relazione tra le proprietà salutari del vino e le sue caratteristiche organolettiche con la biodiversità dei lieviti vinari assicurati dagli imenotteri
Michele Tanno
Michele Tanno fa risalire l’introduzione del vitigno iberico in terra francese alla metà del ’700 e riporta l’impronta genetica della Tintilia così come scaturita dalla ricera di Fabio Pilla e Mariasilvia D’Andrea; e di Silvia Reale, Fabio Pilla and Antonella Angiolillo in Genetic analysis of the Italian Vitis vinifera cultivar “Tintilia”
Mina Cappussi, i terrazzamenti sannitici e i palemient
“Alla luce del grande interesse suscitato dall’unico vitigno autoctono del Molise, si auspica uno studio ulteriore e più approfondito per la mappatura del genoma della tintilia molisana. Esempio virtuoso di recupero della biodiversità, d’innovazione e sostenibilità da contrapporre al consumo scellerato del territorio fatto in decenni poco illuminati. Il progetto è partito da un sopralluogo in località “Liponi”, una vecchia mulattiera comunale tra la cava di Civita A Bojano e Rio Freddo San Polo Matese, in terra battuta, circondata da un bosco di 50 anni circa ed esposto a pieno Nord, terreno ombreggiato, umido, per le numerose acque sorgive, e molto evoluto a causa dei processi pedogenetici. Qui si è proceduto alla mappatura dei palemient, misurazioni dei terrazzamenti, documentazione fotografica di resti delle attività paleo-industriali. Le strutture in questione sono rappresentate da vecchi edifici quadrati, con muri a secco, denominati in dialetto locale ‘Palemiente’ e da terrazzamenti, costruiti sempre con muretti a secco, con la funzione di evitare l’attività erosiva dell’acqua. I 5 ‘palemiente’, situati su questa mulattiera, erano locali adibiti alla vinificazione del vino “tinto”, costituiti da vasche di 2m x 2m sottostanti ad una pressa, azionata da pali che attraversavano l’intera struttura, per l’azione contemporanea di pigiamento e torchio dei grappoli. Il mosto veniva poi filtrato con foglie di rovi o i cladodi del pungitopo, per poi iniziare la fermentazione in particolari botti. Il prodotto veniva consumato indifferentemente come succo d'uva e, in seguito alla fermentazione, come vino vero e proprio, con il caratteristico sapore pungente e un po' selvaggio. Tutta la zona circostante la mulattiera è oramai sommersa da felci, licheni e muschi.
Sulla rivista “Glocale”, di chiaro interesse un articolo di Sebastiano Di Maria su storia e prospettive di un vitigno autoctono in Molise, la cui prima citazione storica è ad opera di Raffaele Pepe da Civitacampomarano, fratello maggiore del patriota e letterato Gabriele.
Raffaele Pepe nacque a Civitacampomarano il 15 agosto del 1773. Dedicò gran parte della sua vita allo studio dei problemi dell’agricoltura molisana, proponendo la sperimentazione e l’introduzione di nuove colture. È stato segretario perpetuo della Società di agricoltura fondata nel 1810 che nel 1812 prese il nome di Società Economica del Molise. È stato compilatore del Giornale economico rustico del Sannio, poi chiamato Giornale economico rustico di Molise, primo nel suo genere nel Regno di Napoli. È stato socio corrispondente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, nonché Presidente del Consiglio provinciale del Molise nel 1841. Le conclusioni della ricerca, da parte di Fabio Pilla dell’Università del Molise, attingono alla possibilità (se fosse dimostrata l’origine spagnola) di una mutazione genetica (spontanea o attraverso incroci naturali) che abbia diversificato la tintilia molisana, rendendola unica.