Sanità

Fondazione Veronesi al Neuromed per fare il punto sui progressi e i risultati raggiunti dal Progetto "UMBERTO"

Pubblicato: 29-06-2023 - 639
Fondazione Veronesi al Neuromed per fare il punto sui progressi e i risultati raggiunti dal Progetto "UMBERTO" Sanità

Fondazione Veronesi al Neuromed per fare il punto sui progressi e i risultati raggiunti dal Progetto "UMBERTO"

Pubblicato: 29-06-2023 - 639


Tre giornate di incontro e di studio per Fondazione Veronesi e i ricercatori e ricercatrici dell’IRCCS Neuromed. Un’importante alleanza scientifica per lo studio dei rapporti tra alimentazione e tumori

A poco più di sei mesi dalla sua inaugurazione, per la Piattaforma di ricerca del Progetto UMBERTO (Verso Una rinnovata epideMiologia nutrizionale e Biologica pEr la salvaguaRdia della saluTe e la prevenziOne dei tumori) è il momento di valutare i progressi e definire con precisione gli avanzamenti futuri. È per questo motivo che una delegazione di Fondazione Veronesi ha visitato il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS).



Nel corso di tre giorni Fondazione Veronesi ha potuto fare il punto con i ricercatori Neuromed che, grazie al finanziamento di Fondazione, stanno portando avanti una ambiziosa iniziativa: definire, grazie a strumenti avanzati e all’uso delle nuove tecnologie informatiche di Big Data e Intelligenza Artificiale, i rapporti che legano gli stili di vita, soprattutto l’alimentazione e in particolare la Dieta Mediterranea, con il rischio di insorgenza di alcuni tumori.“Con questo progetto - spiega Maria Benedetta Donati, Direttore del Neuromed BioBanking Center – stiamo osservando la dieta mediterranea da nuove angolazioni, per capire come gli alimenti caratteristici della Dieta mediterranea possano influenzare il nostro rischio a lungo termine di sviluppare un tumore, in particolare al seno, colon-retto e prostata".Uno dei punti di forza del Progetto UMBERTO, che prevede un impegno da parte dei ricercatori della durata di cinque anni e un investimento di 1.030.000 euro da parte di Fondazione Veronesi, è nell’analisi dei dati del Progetto Moli-sani, il grande studio epidemiologico che ha coinvolto oltre 24.000 cittadini del Molise. E la lente dei ricercatori e delle ricercatrici si sta ora focalizzando sulla comprensione di come ciò che mangiamo possa ripercuotersi sulla nostra salute. “Riteniamo che sia fondamentale investire sempre più numerose risorse non solo per migliorare le terapie e la diagnosi dei tumori, ma anche per prevenirne l'insorgenza. Con questa innovativa piattaforma – afferma Monica Ramaioli, Direttore Generale di Fondazione Veronesi – si apre un nuovo fronte di ricerca che vede Fondazione sempre più attiva nella progettazione e costruzione di collaborazioni tra illustri istituti volti all’individuazione di nuove e personalizzate linee di ricerca per la prevenzione e la cura dei tumori”. “Grazie ai Big Data e all’Intelligenza Artificiale, la ricerca scientifica può ottenere risultati sempre più precisi e significativi. Quello che ci aspettiamo dal progetto è che emergano elementi per poter trasformare le indicazioni sulla prevenzione da generiche a personalizzate. Gli effetti degli stili di vita sulla salute non sono uguali per tutti, come non lo è il rischio di tumori. Il Progetto UMBERTO ci porterà sempre più vicini a identificare quale sia il miglior approccio alla prevenzione primaria, nell’alimentazione come negli altri stili di vita, considerando le diversità e le caratteristiche proprie di ciascuna persona.” – sottolinea Elena Dogliotti, Biologa Nutrizionista e Supervisore Scientifico per Fondazione Veronesi.



I primi risultati di questa alleanza scientifica stanno già arrivando, con studi già pubblicati che affrontano diversi aspetti del rapporto alimentazione-salute. A cominciare da un aspetto ancora poco conosciuto: l'infiammazione subclinica o di basso grado. “Sappiamo - spiega la ricercatrice Marialaura Bonaccio, responsabile del progetto UMBERTO – che l’infiammazione di basso grado è un fattore predisponente per le malattie cronico-degenerative. E un recente studio svolto nell’ambito del progetto ha rivelato che l'adesione alla dieta mediterranea per un periodo prolungato di tempo può ridurre questa infiammazione. In particolare, l'aumento del consumo di grassi buoni, come quelli presenti nell'olio d'oliva, e di cereali si è rivelato particolarmente efficace nel ridurre l'infiammazione”.“Un altro studio – prosegue Maria Benedetta Donati – ha esaminato il legame tra l'alimentazione e il rischio di sviluppare tumori del sistema nervoso centrale. In questo caso sono stati studiati specificamente i cibi ultra-processati, quelli che vengono sottoposti a più fasi di lavorazione, come possono essere, ad esempio i cibi pronti o le merendine confezionate, ma anche alimenti ‘insospettabili’, come lo yogurt alla frutta. I risultati della ricerca fanno pensare che un incremento nell'assunzione di cibi ultra-processati si associ a un rischio maggiore di sviluppare tumori del sistema nervoso centrale”.Infine, una ricerca, svolta nell’ambito del Progetto UMBERTO, ha mostrato come l’aumento, nel corso degli anni, del consumo di fibre e di grassi monoinsaturi, due elementi fondamentali per la salute, possa ridurre i fattori di rischio comuni alle malattie cardiovascolari e ai tumori. I primi risultati del Progetto UMBERTO ribadiscono l'importanza della dieta mediterranea nel prevenire e controllare lo sviluppo di tumori e di malattie croniche. Un campo di ricerca che ha visto importanti progressi negli ultimi anni, ma dove c'è ancora molto da scoprire. “Questo incontro con Fondazione Veronesi – commenta Giovanni de Gaetano, Presidente dell’IRCCS Neuromed - è stata un’occasione importante per fare il punto sulle ricerche in atto e sugli obiettivi della nostra piattaforma comune di ricerca. Comprendere meglio il legame tra la dieta mediterranea e i tumori, educando meglio la popolazione sull'importanza di una dieta equilibrata, è un elemento fondamentale della prevenzione del futuro. Significa non solo evitare sofferenze e morti premature, ma anche incidere in modo positivo sull’intero Sistema Sanitario Nazionale”.


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