Le assemblee pubbliche ricordano tempi di un passato ormai remoto che non presagivano a nuovi orizzonti. Ci si riuniva per far massa critica nei confronti di interpretazioni che spesso e volentieri corrispondevano a condizioni di vita non determinanti per un nuovo percorso democratico e demarcavano, senza limiti di dignità, differenze e condizioni di vita che privilegiavano pochi a discapito di molti. Il rischio di vedersi banditi dalla vita sociale di un territorio determinava la necessità di consolidare una forza sempre meno espressione di un popolo che accetta tutto, che consacra la forza del potere decisionale, del tormento di non essere condizionanti nelle scelte che vedono il bene comune posto alla stregua di affari, speculazioni, distruzioni, appannaggi e deturpamenti.
Il ritorno alla lotta di piazza, quella pacifica, quella che condiziona la politica nelle scelte, nel dover considerare la missione per cui eletti, oggi diventa sempre più un dovere civico. “Siamo sotto attacco da ormai decenni. A discapito di ambiente, paesaggio, biodiversità, tutto e tutto può essere censurato e consegnato nelle fauci di una finta transizione ecologica che sempre più appare per quel che veramente è: una transizione energetica. In tal nome si sovvertono le leggi, si applica la legge del taglione e, consapevoli del danno che si arreca al paesaggio e l’ambiente di esso cartolina apprezzabile, tutto diventa possibile, anche bucare una montagna e farne una sorta di contenitore di disgrazie non cercate. Ambientalisti che si defilano, autorità che si arrogano di decidere per intere popolazioni e un “fatti fottere” senza pari che manifesta la sua forza dirompente anche in ordine a relazioni, condizionamenti, ideologie. Progetti presentati in nome dell’autonomia che esalano le stanze e si pongono come sanificatori di un fetore che mai più potrà eleggersi a compendio partecipativo di crescita e volontà popolare. Per lo Stato questa esigenza supera di gran lunga il concetto che ben concepì Benedetto Croce e permette a chi ne ha la forza e le armi per vincere la guerra, di condizionare la plebe, renderla inerme e fermarla al palo del lazzo. Sarà mal informazione ma la verità è decisamente conceditrice di un sol concetto: Il danaro prima del progetto e il progetto prima dell’essere padrone della vita dei propri luoghi di nascita, di crescita, di vita, di morte. Stiamo lì a prenderci a sberle per ideologie, per perbenismi che denotano poca certezza, per anomale divergenze ma poi, per fortuna, la razionalità di una ragione ancora in vita nell’uomo che ama la “bellezza”, vi rende vincitrice e ricompatta la necessità, oltre la voglia, di essere uniti per una costante e più concreta ricerca di conservare quanto ci distingue e ci rende unici: la biodiversità! Questa “cosa” sconosciuta che ci consente di fornirci di sapiente vitalità, assaporare la unicità dei nostri territori in termini di longevità, di salubrità e di cibi senza tempo, finalmente diventa primaria difronte a scempi che poterebbero qualche kwatt in più ma morte certa di attività, resilienze, restanze, passioni, albe e tramonti alle sponde di un lago, quello di Castel San Vincenzo, che si fa specchio alla Mainarde e che conta bellezze, concretezza, certezze di essere ancora volontari in cerca di stabilità. Forse la lotta è dura ma la passione e la certezza che uniti nelle diversità, possono portarci a difendere senza logiche perverse la nostra vita e la vita futura di chi non potrà che ricordarci per quanto ci dobbiamo accingere a fare. Saremmo dimenticati anche da “Dio” se non ci battessimo per la bellezza e la conservazione di ciò che egli ci ha donato. Pizzone con l’assemblea del 17 settembre, qualcosa ha maturato e la consapevole voglia di non essere protagonisti ma concertatori di musiche mai fini a se stesse, porterà sicuramente a non usare più toni aspri ed arroganti come quelli di chi ha assunto a se la sola voglia di arridere all’insipienza di chi ha interessi a mostrarsi duro solo per difendere i propri interessi, di chi offende sindaci per mancate apparenti prese di posizioni, di chi non vede oltre il proprio naso mostrando astio per politica o per decisioni che li hanno visti perdenti. Per fortuna tali si son contate sulla punta delle dita e forse a Pizzone nasce una nuova consapevolezza che condizionare il presente è guardare al futuro senza più concorrere all’offesa, alla irrazionale difesa del proprio ego, alla voglia di una vera condivisione.
La moltiplicazione della coscienza popolare è una vera spinta propulsiva per far meglio e subito. Credere che una semplice sospensione da parte di chi mai concederebbe il lascito a chicchessia di oltre 1.000 milioni di euro per trapanare una montagna, costruire strade, ponti, dighe e cabine elettriche, è dovere civico senza schemi e senza preclusioni. La ricerca dello scontro a tutti i costi è la sconfitta prima ancora della guerra, la voglia di essere al cospetto della Vita, l’unica via per tornare feriti ma felici dalla battaglia, poiché vinta. Crederci fa bene, unirsi è meglio! Arrivederci a Castel San Vincenzo il 21 settembre 2023 a partire dalle ore 17,30 per incitar bellezza con la “Musica per le Mainarde” che nel solco di un Lupo mutante come il cantautore Lino Rufo, ci esorterà unitamente a Daniela Terreri, Carlo Fantini, Luigi Farinaccio, i KaleiDis di Giulia Maselli ed Eugenio Auciello, Sergio Paliferro, Piero Ricci, e molti altri artisti. Un evento senza nessuna sigla che vuol trarre spirito dalla sola voglia di essere utile alla bellezza. La presenza di Franco Valente, di rappresentanti della politica locale e regionale, di ambientalisti, difensori della bellezza ambientale e paesaggistica, di chiunque voglia unirsi alla concreta pretesa a viver nelle condizioni che ci hanno decorosamente lasciato in eredità, garantirà trasversalmente una certezza: La Salvezza delle Mainarde!
Non un concerto ma un incontro che ci porterà a ricondurci alla severa analisi: Tutto si può ma il limite non può affermarsi come valicabile. Se la bellezza salverà il Mondo, l’uomo ha il dovere di salvare la bellezza!