L'8 marzo di ogni anno ricorre la Giornata internazionale per i diritti delle donne, nota anche come Festa della donna, per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni, le sopraffazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.
Ogni anno, ci ritroviamo a celebrare la figura femminile per alcuni aspetti ma ad essere costretti a riflettere sulla stessa, per molti altri. La violenza, per esempio, è sempre lì. Un fenomeno che continua a perseguitare e ad uccidere compagne, madri, figlie. Non è più tollerabile! Ma questo, e ce lo siamo detti moltissime volte, appartiene a quella formazione individuale su cui ognuno di noi dovrebbe lavorare per contribuire, con azioni perentorie e tassative, a sradicare un atteggiamento culturale che tutt'oggi penalizza quanto di prezioso appartiene alla vita: la donna. Non è pensabile, inoltre, che ancora oggi le donne lavorativamente impegnate, subiscano quella differenza di retribuzione o di trattamento contrattuale che si palesa perlopiù in occasione dei colloqui di lavoro. Costrette a domande non tanto sulle loro competenze e capacità quando sulla loro condizione di mogli (compagne), madri o future madri. Sì, perché per le donne, la sfera affettiva, potrebbe rappresentare un problema per le aziende. Inconcepibile!
Non è accettabile, nè più immaginabile, che le donne siano costrette ad ogni genere di pressione (o spesso violenza) psicologica e fisica per il solo fatto di essere donne. Ecco, io credo che bisognerebbe incoraggiare e favorire, senza alcuna forma di sciocco pregiudizio, la crescita della presenza femminile negli ambiti imprenditoriali, in quelli della vita politica ma anche nei settori economici e sociali del Paese e della nostra Regione. Questa giornata, perché non resti soltanto una data di celebrazioni, dovrebbe quindi rappresentare un nuovo inizio. Un ulteriore sprone a perseguire questa strada di civiltà fatta di rispetto, condivisione, collaborazione, considerazione e attenzione. Dati alla mano, sono proprio i numeri a raccontarci, che la condizione femminile in Italia è composta - ancora oggi - di luci e ombre. Queste ultime, sono rappresentate da impedimenti, pregiudizi, ostacoli, difficoltà che noi abbiamo il dovere di individuare e rimuovere.
Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli se vogliamo crescere dal punto di vista economico, culturale, sociale, e da quello - non meno importante - della qualità della vita. La forza delle donne traspare quando soffrono o sono angosciate. Quella dignità di cui sono ambasciatrici solenni, rappresenta, a mio parere, il significato profondo del concetto di resilienza. Sì, perché le donne sanno reagire e lottare. Sanno resistere e guardare avanti. Sanno aggregare e ricostruire.
"In piedi, Signori, davanti ad una donna...E non bastasse questo inchinatevi ogni volta che vi guarda l'anima".
Buon 8 Marzo!!!
Filomena Calenda
Assessore alle Politiche Sociali
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